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Cronaca

Spaccio di eroina nel quartiere Piave, ancora arresti

Identificata una organizzazione tunisino-albanese, in un anno è stata accertata la vendita di circa 20 chili di droga. Impegnati nel blitz oltre 100 militari dell'Arma

Il blitz è scattato all'alba di lunedì con oltre 100 militari dell'Arma impegnati nell'esecuzione di 13 misure cautelari (di cui 8 in carcere) per detenzione e spaccio continuato di droga, a carico di una banda di spacciatori di eroina attiva nel quartiere Piave, già luogo della maxi retata dello scorso luglio. Per cinque di loro, ritenuti invischiati in minor misura nell'attività, è scattato il divieto di permanenza in tutto il territorio della città metropolitana di Venezia.

Il via alle indagini

L'attività di indagine ha preso il via nel maggio del 2017, quando due episodi a poco tempo l'uno dall'altro hanno messo in allerta i militari dell'Arma di Mestre. Prima l'arresto di un pusher di nazionalità albanese, sorpreso con dosi di eroina pronte per essere spacciate vicino ad una scuola del centro, poi l'accoltellamento di un 40enne senegalese da parte di un pusher tunisino. Messi a sistema i due casi, gli investigatori hanno intuito e poi comprovato l'esistenza di una rete di spacciatori tunisini in tutto il quartiere Piave: undici in tutto, senza fissa dimora, che occupavano il territorio. Di questi, sono 9, attualmente, ad essere stati intercettati e sottoposti a misura cautelare: S.O e B.S. di 27 anni, T.W. e K.M.N di 28, il 26enne B.N., M.A. e D.A. di 25 anni, S.N di 21 e, infine, il più anziano, il 35enne D.B.

Spacciati 20 chili di eroina in pochi mesi

Attraverso servizi di pedinamento e intercettazioni, i carabinieri sono riusciti a risalire anche ai fornitori del gruppo, due cittadini di nazionalità albanese, in grado di rifornire gli spacciatori di quantità importanti di stupefacente, anche 1 chilo e mezzo di eroina alla volta. Rifornimenti che potevano avvenire a distanza di 24 ore, «testimoniando così la facilità dello "smercio" sulla piazza mestrina», come sottolineato in conferenza dal comandante della compagnia di Mestre, Andrea Miggiano. Oltre alle misure cautelari di lunedì, nel corso delle indagini i militari hanno arrestato 8 spacciatori in flagranza di reato, stimando un giro complessivo di almeno 20 chili di eroina spacciata nel corso di pochi mesi di indagini.

Modus operandi

Il modus operandi della banda era piuttosto semplice, e si basava anche sull'interscambio dei ruoli. A turno, uno dei cittadini tunisini si interfacciava con i fornitori albanesi, usando un gergo "ad hoc" durante le comunicazioni: la lettera "D", ad esempio, indicava un quantitativo di eroina pari a 500 grammi, "DD" stava per 1000 grammi, e così via. Di qui, in prima istanza, la necessità per le forze dell'ordine di decifrare il significato delle lettere e delle sigle utilizzate nelle comunicazioni. «L'attività è stata particolarmente difficile, - ha commentato il comandante del Norm dei carabinieri di Mestre, Lucilla Esposito - perché gli spacciatori si sentivano sicuri nel quartiere. Si tratta di una doppia conquista: abbiamo liberato il quartiere da questi personaggi, restituendo il territorio ai cittadini».

«Escalation del fenomeno dello spaccio»

Il comandante provinciale dei carabinieri di Venezia, Claudio Lunardo, ha sottolineato come sia stata vinta solo una battaglia, non la guerra allo spaccio. «C'è una escalation del fenonemo, - ha spiegato - che negli ultimi due anni è cresciuto in maniera esponenziale rispetto al passato. Oggi abbiamo assicurato alla giustizia dei venditori di morte. Il nostro obiettivo, ora, è di continuare su questa strada, continuando a fare quanto fatto fino ad ora». L'obiettivo, naturalmente, è quello di bloccare lo spaccio a Mestre e nei territori circostanti, dove l'eroina, come spiegato dai carabinieri, si vende a prezzi 4 volte inferiori rispetto alle altre piazze. Normale, quindi, che ci sia più richiesta da parte dei tossicodipendenti e un giro d'affari maggiore per i pusher e i trafficanti.

Plauso della politica

«Questa banda era particolarmente pericolosa, collegabile come appare ad alcuni decessi per overdose da eroina avvenuti negli anni. Bravi i carabinieri di Venezia, che stanno tagliando l’erba sotto i piedi ad altri mercanti di morte», è il commento del presidente della Regione Luca Zaia. Per l'assessore alla Sicurezza urbana Giorgio D'Este, l'indagine è importante ed è il risultato di un «lavoro incessante che ha portato a operazioni molto significative nell'ottica di garantire sempre più sicurezza in città». Congratulazioni anche da Gianfranco Bettin, presidente della Municipalità di Marghera: «L'operazione colpisce una banda pericolosa che agisce da tempo tra Mestre e Marghera. Inoltre, illumina e conferma la natura del mercato della droga, in particolare dell’eroina, e il narcotraffico, controllato dalle grandi organizzazioni criminali italiane, dalle mafie, con la ‘ndrangheta in posizione preminente. Leggi ottuse e inadeguate, disinvestimento nell’intervento sociale e di prevenzione, riduzione dei presìdi e degli investimenti in campo socio-sanitario: tutto questo ha riaperto alla grande la strada, da anni, all’offensiva dei narcotrafficanti, ai quali bisogna invece rispondere a tutti i livelli e su ogni piano».

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