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Cronaca Porto Marghera

Solvay, dura risposta dei lavoratori: "Impianti al minimo tecnico e blocco degli straordinari"

"Tradito ogni diritto all'informazione, nessuna garanzia di mantenimento e rilancio degli impianti esistenti: 150 lavoratori diretti e dell'indotto gettati nello sconforto totale"

"Messa al minimo tecnico degli impianti produttivi, a partire dalle 6 di martedì e fino a venerdì, blocco di ogni flessibilità d'orario e degli straordinari. Ulteriori iniziative di protesta, nei prossimi giorni". È dura e compatta la reazione dei lavoratori alla vendita degli impianti Solvay di Porto Marghera, annunciata mercoledì, all'azienda sarda Fluorsid. 

Accordo di pre-vendita per la Solvay

"Silenzio assordante"

"I vertici Solvay non hanno mai manifestato questa intenzione - scrivono le sigle sindacali veneziane della chimica, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil -. Invece di esternare e rendere note le reali intenzioni, la società ha continuato a parlare di strategicità del sito di Porto Marghera, per poi di punto in bianco invertire la rotta. Questo è un comportamento - dicono i sindacati - che tradisce ogni diritto di informazione dei lavoratori e dimostra che le relazioni industriali con questo gruppo sono ai minimi termini. Siamo di fronte a una decisione unilaterale che non dà alcuna garanzia di mantenimento e rilancio degli impianti, e getta nello sconforto più di 150 lavoratori, tra diretti e indiretti".

Solvay, il Pd prende posizione

L'azienda sarda

"La Fluorsid viene descritta come leader mondiale dei prodotti floururati, ma ha poche produzioni e qualche centinaio di dipendenti. Questa vendita arriva inoltre dopo il riconoscimento di Porto Marghera quale area di crisi complessa, a dimostrazione della difficoltà territoriale e della necessità di forti investimenti per il rilancio della chimica veneziana. L'uscita da un gruppo mondiale e la vendita a una azienda di piccole dimensioni - ritengono Filctem, Femca e Uiltec - rischia di compromettere ogni possibilità di mantenimento del Petrolchimico, coinvolgendo anche altri gruppi di Porto Marghera, fino a indurli al graduale disimpegno".

Tavolo nazionale

I sindacati ora chiedono un tavolo nazionale, con tutte le sedi italiane del gruppo, oltre a un confronto "urgente con gli enti locali, Regione Veneto, e Comune di Venezia, in qualità di garanti delle attività industriali e delle dinamiche occupazionali del territorio. Si rende necessario un incontro al ministero delle Attività Produttive, perchè siamo di fronte all'ennesimo abbandono di un gruppo internazionale nel Veneziano, nel comparto, in salute, della chimica di base".

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