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Cronaca San Donà di Piave

I consigli di Bonet sugli "investimenti" mettono nei guai la Lega Nord

L'imprenditore di San Donà di Piave è indagato per appropriazione indebita aggravata, riciclaggio e truffa ai danni dello Stato. Nel mirino le sue "consulenze" al tesoriere del Carroccio Belsito

Soldi, soldi e ancora soldi. Da far girare. Da moltiplicare. Anche avvicinandosi a giri strani, al limite di ciò che è lecito da ciò che forse non lo è. Stefano Bonet, consulente finanziario della Lega Nord, è finito nel mirino concentrico di tre procure: Reggio Calabria, Napoli e Milano. Lui, sandonatese, titolare della “Po.la.re. scarl”, secondo gli inquirenti "consigliava" come far fruttare i soldi dei rimborsi elettorali del Carroccio. Sarebbe stata sua l'idea degli investimenti speculativi in Tanzania, via Cipro, da cui sono partiti gli accertamenti delle procure su segnalazione di un militante leghista.

Un altro filone dell'inchiesta milanese vede indagati Bonet e Francesco Belsito, da ieri ex tesoriere della Lega Nord, per truffa ai danni dello Stato "con riferimento alle erogazioni concesse allo Stato sotto forma di credito di imposta in favore della società Siram", che si occupa di innovazione tecnologica. La società milanese, che aveva versato 5 milioni di euro alla Po.la.re Scarl di Bonet "ne è rientrata poi in possesso attraverso pagamenti effettuati da altre società legate al Gruppo Bonet". Un'operazione costruita a tavolino per lucrare sugli incentivi per le aziende che investivano in ricerca inseriti nella Finanziaria 2007.

La procura di Napoli ha invece avviato un procedimento ipotizzando il reato di ricettazione a carico, tra gli altri, di Bonet e di Giordano Franceschini, nato a Padova ma da tempo residente a Perugia. Un’indagine che parte da una annotazione della polizia giudiziaria che segnala "operazioni economiche apparentemente riconducibili ad attività di riciclaggio poste in essere a Napoli e altrove attraverso il gruppo di società riconducibili a Bonet".

Accertamenti anche sul bodyguard di Bonet, Leopoldo Caminotto, di Torre di Mosto, ex campione di body building e proprietario di palestre. A lui, secondo gli inquirenti, veniva affidato il compito di trasportare i soldi a destinazione durante queste operazioni spregiudicate. Il legale difensore di Stefano Bonet afferma comunque che il suo assistito è completamente estraneo ai fatti che gli vengono contestati.
 

L'INTERCETTAZIONE

"È un problema politico li dietro, cazzo. Evidenzia che lì è un'operazione politica e bisogna pagare e fine della questione". Ad esprimersi in questi termini è lo stesso Stefano Bonet, parlando, intercettato, con la sua segretaria Lisa Trevisan. L'intercettazione è nel decreto di perquisizione emesso dal gip di Reggio Calabria.

Bonet fa riferimento a una parcella da 40mila euro che deve pagare all'avvocato Bruno Mafrici (indagato nell'inchiesta come la Trevisan) per dei ricorsi che avrebbe dovuto predisporre per conto dell'imprenditore riguardanti una commessa della società Siram. Bonet, è scritto nel decreto, "paga malgrado non sia soddisfatto del comportamento professionale dell'avvocato".

E parlando con la sua segretaria sbotta quando questa gli dice che la parcella non era stata pagata perché non sapevano se erano congrui gli importi indicati: "...è un'operazione politica e bisogna pagare... fine della questione". (Ansa)

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