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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Noale

In bici alla scoperta della Tunisia: Stefano e la sua avventura lunga 1300 chilometri

Originario di Noale (ma adesso vive sugli Appennini), è partito insieme a un amico per un improbabile viaggio di quasi un mese verso il deserto. Scoprendo ciò che non si aspettava

Immaginate di percorrere 1.300 chilometri in bici. Milletrecento chilometri in tre settimane. Una media di poco più di 60 chilometri al giorno. E dietro il peso e l'ingombro dei bagagli, come una chiocciola che si trascina dietro la casa. Abiti, cibo, stoviglie, sacco a pelo. È l'impresa di Stefano Zanini, 30enne originario di Noale ma da tempo residente sull'Appennino tosco-emiliano, dove conduce un'azienda agricola. Un viaggio in sella nel quale ha percorso, di fatto, mezza Tunisia, in compagnia di un amico avvezzo a queste imprese e amante dei viaggi. "A dirla tutta - ci racconta Stefano - più che mezza Tunisia, il tragitto ha tagliato il Paese da nord a sud, da Tunisi fino a Ksar Ghilane. Continuare più a sud non avrebbe avuto alcun senso, perché ci sono poche strade battute e solo pozzi petroliferi". In pratica lì inizia il deserto del Sahara.

Da Ksar Ghilen a Ghomrassen

Tra dune, laghi salati e città di pietra

Un giro, quello di Stefano, che non ha avuto una genesi precisa. Più che altro una fortuita convergenza di fattori: la curiosità, la voglia di viaggiare e di scoprire, un mese intero di vacanza, la presenza di un amico in Sicilia con il desiderio di continuare un viaggio oltre il Mediterraneo. "E così la scelta più logica è stata quella di muoversi verso la Tunisia - ci spiega - alla scoperta di qualcosa di nuovo. Il Marocco era troppo lontano, in Algeria c'è la necessità di avere il visto, ed essendo la tratta Palermo-Tunisi economica e abbastanza breve in nave abbiamo optato per questa destinazione". Il viaggio in bici vero e proprio, quindi, è iniziato in gennaio dalla capitale tunisina, un lungo tragitto intervallato da qualche necessario giorno di sosta. Durante la maratona numerose sono state le tappe intermedie, le bellezze naturali e non che Stefano ha potuto ammirare: il Cap Bon (promontorio ad est di Tunisi), Qayrawan (città che ospita la più antica moschea magrebina), e poi in serie altri importanti centri tunisini, Sbeitla, Gafsa e Tozeur. Il viaggio è quindi continuato fino al lago salato di El jerid, Ksar Ghilane, Ghomrassen. E l'ultimo tratto verso nord a Gabes, tappa finale del tour in bici, dove i viaggiatori hanno preso il treno per iniziare il viaggio di ritorno. "Tutte le tappe non erano programmate, se non il giorno prima - racconta - Sono partito senza aspettative e lasciandomi guidare dal momento. Mi interessava vedere soprattutto la transizione biogeografica tra nord e sud del Paese, visto che vengo da questo tipo di studi universitari. E allo stesso tempo l'idea di arrivare al deserto vero e proprio in bici, man mano che si scendeva, iniziava ad invogliarmi".

"Ci siamo sentiti a casa"

Stefano nel corso del suo viaggio ha dormito principalmente in tenda. "I primi giorni, non capendo ancora bene la situazione sicurezza nel Paese (sono arrivato proprio nei giorni dell'anniversario della rivoluzione dei Gelsomini e c'era un po' di tensione) la polizia ci faceva dormire vicino alle caserme. Sono davvero iperprotettivi con i turisti. In alcuni casi abbiamo avuto la fortuna di essere stati ospitati da amici di amici o da ciclo-viaggiatori locali". Un viaggio che gli ha lasciato anche un piacevole ricordo umano: "L'ospitalità è davvero ottima, - ha spiegato - superato il naturale ostacolo culturale/linguistico, mi sono sentito a volte quasi a casa, praticamente viziato nel momento in cui passavo nell'abitazione di qualcuno, fino a sentirmi quasi in colpa quando un vecchietto voleva assolutamente offrirmi il caffè". E poi, del viaggio, c'è anche l'aspetto naturalistico e paesaggistico. "Sono stato molto sorpreso della ricchezza e dalla varietà dei posti. Per quanto si pensi al nord Africa come un ambiente 'semplice', desertico o semi-desertico, ogni vallata presenta una geomorfologia e una vegetazione singolare".

Istantanee di un viaggio

Lo si capisce scorrendo le fotografie del viaggio. Stefano pedala e guarda l'obiettivo con aria sorniona. Trapelano la fatica, lo sforzo, ma anche una sorta di serenità calma, come a dire "sono esattamente dove vorrei essere". Una sensazione che si ha anche osservando gli scatti notturni con le tende piantate in mezzo al nulla, mentre la combriccola si riposa al termine della giornata. Se uno si trova a proprio agio nella natura selvaggia, questa restituisce il doppio delle energie: chi lo ha provato lo sa. E probabilmente è lo stesso tipo di energia che Stefano trae nella sua vita di tutti i giorni: coltiva i frutti della terra e con la terra ha instaurato un rapporto speciale, perché è la sua casa.

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