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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca San Donà di Piave

San Donà, asportato enorme tumore all'addome di trentotto chili

Una 50enne di Jesolo aveva la vena cava compressa dalla massa. L'operazione ha coinvolto cinque unità operative dell'ospedale

Un tumore enorme. All'addome. Nonostante i trentotto chili di massa asportata, grazie a un intervento che ha coinvolto cinque unità operative, in questi giorni una cinquantenne di Jesolo ha lasciato il reparto di Chirurgia di San Donà. Il problema di salute aveva assunto in pochi mesi "dimensioni" che stavano rapidamente compromettendo la vita stessa della malcapitata.

La preoccupazione principale dei medici non era la grandezza della massa evidenziata dalle radiografie, ma la compressione che la stessa esercitava su tutti gli organi addominali e toracici, la cui attività era stata notevolmente ridotta: i reni erano completamente schiacciati dalla massa, la mobilità e l’espandibilità dei polmoni erano state limitate.

A MESTRE ASPORTATO TUMORE GROSSO COME UN MELONE

L’aspetto più problematico era rappresentato dalla compressione quasi totale della vena cava (vena che convoglia verso il cuore tutto il sangue proveniente dagli organi dell’addome e dai reni) che aveva prodotto una trombosi degli arti inferiori e che stava risalendo verso il cuore causando fenomeni di embolizzazione polmonare già manifestati alcune settimane prima.

"Quando la paziente è giunta alla nostra osservazione – spiega il primario di Chirurgia, Paolo Sorrentino - ci si è subito resi conto che il rischio più consistente era proprio la possibilità di una embolizzazione massiva nel momento in cui la massa sarebbe stata rimossa, determinando di conseguenza una decompressione improvvisa della vena cava e l’ipotetica liberazione degli emboli". In poche parole: una volta non più ostruiti, gli emboli avrebbero potuto essere liberi di circolare per il corpo, causando nuovi problemi.

In collaborazione con le unità operative di Emodinamica, Anestesia e Rianimazione, Radiologia e Urologia, è stato quindi deciso di procedere alla preventiva detensione parziale della massa, in parte solida e in parte liquida, ad addome chiuso, effettuata grazie all’esperienza maturata in chirurgia laparoscopica, in tal modo è stato possibile permettere alla vena cava di distendersi gradualmente acconsentendo il posizionamento di un filtro cavale per portare la paziente in sala operatoria in condizioni di sicurezza.

La detensione è stata graduale: in tre giorni è stato ridotto il peso della massa a circa venti chili. In seguito al posizionamento del filtro cavale la donna è stata infine sottoposta all’intervento che l’ha liberata dall’enorme massa.

“Questo intervento è la dimostrazione più significativa del fatto che in Veneto la sanità è un’eccellenza diffusa sul territorio, che si ritrova pressoché in tutte le strutture, non solo in quelle più note e celebrate - ha commentato il presidente della Regione Luca Zaia - Bravi i medici e tutto il personale; ottima l’organizzazione e la collaborazione tra ben cinque unità operative. Nonostante gli insensati tagli lineari nazionali che continuano ad abbattersi sulla sanità più virtuosa d’Italia, con i conti in ordine e senza Irpef, invece che andare a colpire dove si spreca – ha concluso – il nostro sistema sanitario, i medici, il personale e chi è chiamato ad organizzare il settore realizza quasi quotidianamente dei miracoli o giù di lì. A tutti va il nostro riconoscente ringraziamento”.

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