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Cronaca

Un sito per mappare tutti i beni confiscati alla mafia in Veneto

Si chiama 109-96:"Una volta qui ci stava un mafioso.." l'idea di un giornalista veneziano per mentenere viva l'attenzione sulla criminalità organizzata

Nella sola provincia di Venezia ci sono ben 37 beni confiscati alla criminalità organizzata.

Dalla Mala del Brenta alla collusione con la 'ndrangheta, il nostro territorio non è di certo privo di cellule mafiose. Antonio Massariolo, giornalista nato a Mirano, ha creato un progetto chiamato "109-96: “Una volta qui ci stava un mafioso..”", finalizzato a mappare tutti i beni confiscati alla criminalità organizzata in Veneto. Il progetto si chiama così proprio perchè la 109/96 è la legge sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie.

Antonio Massariolo, giornalista 28enne e capoprogetto assieme a Pietro Osti, speaker della radio dell'Università di Padova, motiva in questo modo l’iniziativa: "I fatti degli ultimi mesi, ci fanno capire ancora una volta che non si può più parlare soltanto di infiltrazioni mafiose al nord, bensì bisogna accorgersi che la criminalità organizzata è ormai ben radicata in tutto il sistema economico del nord Italia. Il progetto 109-96 cercherà di affrontare in tema delle mafie al nord, affrontando ciò che è stato e cercando soprattutto di approfondire il tema fondamentale della confisca dei beni."

Il portale è online dal 29 ottobre e si può raggiungere dal sito www.109-96.it, in cui sono già presenti tre audiodocumentari, due sull'ex villa del boss mafioso Felice Maniero di Campolongo Maggiore ed uno su un bene confiscato ad Erbè (VR). Attraverso la pagina Facebook dell’iniziativa, inoltre, verranno quotidianamente diffuse notizie che riguardano il tema mafioso nella regione Veneto.

Il progetto è anche patrocinato da Avviso Pubblico e dall’Ordine dei Giornalisti del Veneto, da cui ha ricevuto il premio Massimiliano Goattin con la motivazione: "Un progetto d’inchiesta giornalistica di largo respiro che si prefigge di parlare di mafie nel territorio veneto raccontando, attraverso la tecnica dell'audiodocumentario implementata dal Web, le storie dei beni confiscati diventati, da simbolo della criminalità organizzata, elementi di riqualificazione e rivitalizzazione, grazie a progetti di utilità sociale e all'impegno civile".

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