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Cronaca

Valeria Solesin persona dell'anno: "Simbolo dei giovani che lottano"

L'Espresso dedica venerdì un ampio servizio sulla vita della 28enne veneziana uccisa dai terroristi a Parigi: "Il suo sorriso contro il male"

E' il suo sorriso il simbolo dei giovani che lottano e combattono. La loro guerra è costituita da stipendi certo non onerosi, bollette da pagare chissà come e città che spesso mai avevano visto prima. Costretti a emigrare per costruirsi con le unghie e con i denti quel futuro che, magari, in Italia è pura utopia. Per questo il settimanale Espresso ha deciso di dedicare la copertina di personaggio dell'anno a Valeria Solesin, la studentessa 28enne veneziana uccisa dai terroristi durante l'attacco del Bataclan. Il suo sorriso, la sua visione della vita senza troppi fronzoli e a "cuore aperto" hanno segnato un 2015 che si chiude nella paura. La speranza si ripone nella storia di questa giovane donna che sognava solo di potersi costruire una vita assieme al fidanzato Andrea. Semplice, altruista. Alle prese con i mille problemi di chi ha la famiglia a migliaia di chilometri di distanza e dunque deve saper far da sé. L'enorme commozione nei confronti di Valeria l'hanno resa giorno dopo giorno un simbolo di una generazione spesso silenziosa, costretta ad abbassare la testa e lavorare. Spesso senza tutele o tempo libero. Generazione che nonostante tutto trova la forza di andare avanti. E non è semplice.

Il servizio dell'Espresso sarà in edicola venerdì: "In un anno di guerre e morte, il ritratto di Valeria, ricercatrice alla Sorbona, rappresenta l'orgoglio di un'intera generazione", si legge. Come sottolineò anche il padre Alberto durante i funerali della figlia a San Marco: "Un pensiero alle Valerie e gli Andrea che ogni giorno lottano, ssoffrono ma continuano a combattere". Che magari investono sulla propria preparazione, sul proprio bagaglio culturale. Ancora convinti che sia la preparazione a poter aprire le porte giuste. E per questo, a volte, costretti a emigrare in altre città europee. 

Il servizio, firmato da Fabrizio Gatti, è accompagnato dalle fotografie di Valeria messe a disposizione dalla famiglia. "Il 3 agosto 1987 - si legge -, quando nasce Valeria, sembra una fotocopia dei nostri giorni. Sulle prime pagine dei giornali campeggiano titoli del terrore: 'Massacro alla Mecca. Battaglia tra iraniani e polizia: centinaia di morti'. I seguaci dell'ayatollah Khomeini avevano inscenato violente manifestazioni nella città santa dell'Islam. Sciiti contro sunniti, proprio come oggi. E la Francia minacciava l'Iran: 'Se aggredite le nostre navi attacchiamo'. Allora il nemico stava a Teheran: l'alleato era l'Iraq di Saddam Hussein.

Il papà, Alberto, 63 anni, e gli amici raccontano all'Espresso la vita di Valeria, il suo impegno sociale nato sui banchi del liceo e cresciuto con il volontariato per Emergency a Venezia e a Trento, la doppia laurea in sociologia a Trento e a Nantes, la specializzazione alla Sorbona di Parigi. E ancora la vita all'inizio difficile nella capitale francese, tanto che per tre anni gli unici amici sono gli espatriati italiani e i barboni che Valeria va ad assistere la notte. Abita in un monolocale di 14 metri quadri da dividere in due, con il compagno Andrea Ravagnani, 30 anni, sopravvissuto all'attacco terroristico con la sorella e il suo fidanzato. Poi il trasloco in un bilocale vicino al teatro Bataclan dove la "Sole" e il "Rava", così li chiamano gli amici, possono concedersi addirittura la lavatrice e un divano. Fino all'appuntamento con la morte, in un venerdì qualunque.
 

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