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Cronaca Cavarzere

Cavarzere, "Nessuna risposta dalla Taglia e Cuci, migliaia di euro in gioco"

I sindacati: "Sono tutti i soldi degli stipendi non pagati, questo significa rubare ai cittadini e allo Stato. Le autorità ci aiutino a capire se questi fallimenti continui sono leciti"

Aver portato in strada la vertenza della ditta Taglia e Cuci Denim di Cavarzere, che ha chiuso improvvisamente i battenti nei giorni scorsi, senza alcun preavviso ai dipendenti e ai sindacati, non sembra aver minimamente scomposto i titolari dell'attività, secondo il racconto delle parti sociali.

Filctem Cgil e Femca Cisl hanno marciato assieme alle lavoratrici licenziate e non stipendiate da mesi, circa 50 signore, per tutto il centro cittadino fino al Comune, venerdì scorso, facendosi ricevere per un colloquio dal sindaco, Henri Tommasi. Ecco il video:

"Questa improvvisa chiusura delle attività, ha fruttato nelle tasche dei titolari una cifra di circa 64.000 euro netti: i soldi degli stipendi di giugno. Se consideriamo anche marzo e luglio, altri mesi non pagati alle dipendenti, le cifre si alzano in modo considerevole - scrivono Davide Stoppa, Filctem Cgil e Francesco Coco, Femca Cisl -. Denunciamo queste forme in quanto non parliamo di normali crisi o cessazioni di attività, ma di meccanismi che si ripetono e che vorremmo capire se rientrano nella legalità. Ci appelliamo a tutte le autorità di competenza e speriamo che al più presto qualcuno ci risponda in maniera decisa e precisa. Tale meccanismo, delle mancate ultime retribuzioni, viene adottato sempre in prossimità della cessazione dell’attività, e attraverso il sistema dei fallimenti va a ricadere sulle casse dell'Inps, attraverso il fondo di garanzia che copre il trattamento di fine rapporto dei lavoratori e le ultime tre mensilità".

Poi c'è la questione del mancato preavviso, scrivono i sindacalisti. "Le lettere di licenziamento sono datate 31 luglio, in modo anomalo visto che fino alla stessa data all'interno della ditta si lavorava a pieno regime, posticipando le ferie per commesse dei circa 6000 capi da consegnare, confermando che tutto ciò era già stato progettato a tavolino. Vorremmo capire se i soldi dei capi lavorati e consegnati sono stati incassati e chi li ha incassati, visto che le lavoratrici non riceveranno i loro stipendi dall'azienda, ma saranno costrette a richiederli all'Inps".

"Le proteste non si fermano qui - promettono le sigle Femca e Filctem - pronte a scendere in strada con nuove manifestazioni "fino a quando i diritti di ogni singolo lavoratore non saranno rispettati, denunciando a tutte le istituzioni questi sistemi ai danni dei lavoratori e della collettività".
 

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