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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia Santa Maria di Sala / Via Caltana

«In forma ridotta, con meno personale» ma l'ad vorrebbe riaprire il Tom Village

Un'istituzione il negozio storico di Santa Maria di Sala che non è ancora ripartito e non ha un piano industriale. Ardizzoni: «Non è possibile andare in perdita». Cgil, Cisl e Uil vanno da Donazzan

«L'idea non è quella di chiudere». L'amministratore delegato (ad) del Tom Village di Santa Maria di Sala Luigi Ardizzoni, prova a spiegare quello che per lui è chiaro e che per i lavoratori, più di 180 tutti in cassa integrazione in deroga, è totalmente oscuro: il destino del centro Tom (del lavoro e dello stipendio). Tre gestioni in circa due anni. Il «sacerdote della cattedrale» ora è lui. Ardizzoni è originario della Città Metropolitana e il contesto lo conosce. È suo il compito, al di là delle buone intenzioni, di presentare i conti. «Un'attività per sopravvivere deve produrre fatturato. Se non lo produce, si cercano piani alternativi assieme a un gruppo di esperti e consulenti. Si fanno i conti. Si tracciano proiezioni per farla ripartire, specie se ha un valore sociale, ma non si può riavviare in perdita. Si corre il rischio di affossarla definitivamente», spiega l'ad. A conti finora fatti l'amministrazione sa di volere il centro: «Non lo avessi voluto, dopo pochi mesi, scoperti i debiti e la gestione "allegra" delle proprietà precedenti, avrei lasciato. Ho perfino comprato parte della collezione. Ce l'ho in magazzino. Afferma il falso chi dice che ci sono i camion che si vengono a portar via la merce di notte per svuotare il negozio».

La cig in deroga

Ma ad oggi non è chiara la direzione più conveniente da prendere, spiega Ardizzoni. «Conviene cedere? Che offerte ci sono? Si può garantire che chi entra si prenderebbe la forza lavoro? Di sicuro, se il Tom Village riapre, riaprirà in forma ridotta, e con meno personale. In quale percentuale Ardizzoni per ora non lo sa dire. «Gli addetti sono coperti da una cassa integrazione che a loro arriva regolarmente, mentre altri, più sfortunati, neanche la percepiscono». I fortunati sono 185 lavoratori circa che non hanno visto un soldo da febbraio, raccontano 3 lavoratori di Tom oggi, alla sede sindacale della Cgil di via Ca'Marcello a Mestre, dopo aver ricevuto la tredicesima di Natale a metà gennaio. Da quando il Tom ha chiuso, a inizio marzo, non hanno avuto entrate fino alla cig di metà maggio, che è arrivata in conto, anche se qualcuno sembra aver avuto problemi con la compilazione del modello sr41. Il sussidio è pari al 60% dello stipendio. Su mille euro sono 600, circa. C'è anche chi ha bisogno di lavorare ancora un paio d'anni per andare in pensione, ma è fermo. Sono 10 persone. E chi si guarderebbe attorno, ma non c'è nulla, Covid ringraziando. 

Il restyling

Però gli addetti ricordano bene che il restyling del centro, con la nuova scala mobile, lo smantellamento del Floor One, chiuso e spostato giù al pian terreno, con nuovi pannelli a led e la pubblicità, quando da fine febbraio è stata annunciata la chiusura momentanea per lavori, non è più andato avanti. Allora, dicono lavoratori e sindacati: «Come può, una gestione che intende riaprire, non aver ancora presentato un piano industriale, né avere idea di quale direzione prendere?», chiedono. Su questo il silenzio preoccupa. I sindacalisti Caterina Boato Filcams Cgil, Nicola Pegoraro Fisascat Venezia e Massimo Marchetti Uiltucs Venezia, hanno già contato «nove settimane più 4 di cig in deroga, poi ce ne saranno altre 5, probabilmente. Si va a metà luglio. E poi?», altro interrogativo. «La merce, anche in questo periodo di chiusura, ha continuato ad arrivare - ribadisce Ardizzoni - Sono stati cambiati alcuni marchi, per un volontario cambio di strategia che prevede di eliminare i brand che da anni si trovavano in negozio ma non riscontravano più l’interesse della clientela, sostituendoli con nuove aziende che potranno garantire migliori vendite». 

I debiti

L'ad dice che l'11 maggio scorso queste cose le aveva dette ai sindacati. «Sono state affrontate tutte le problematiche, alcune della quali (legate alle precedenti gestioni e già in mano alla magistratura) sono emerse dopo che era stato annunciato il piano di rilancio. Abbiamo dovuto sanare debiti del passato e correggere gli errori delle precedenti gestioni. E a tutto questo - afferma - si è aggiunta una certa diffidenza di una parte del personale, legata a vecchie logiche aziendali, che ha fatto fatica ad adeguarsi. Alcuni dipendenti con incarichi di responsabilità, interpellati sulle loro operazioni svolte e i rapporti con i fornitori, a discapito di interessi aziendali, hanno preferito licenziarsi piuttosto che rispondere». E c'è la conferma dell'ad degli esuberi: «ora la quantità di addetti è superiore alle reali necessità. Anche questa è una delle ragioni che stavano affossando il centro». Ma si cela anche una speranza per il "negozio-istituzione" di Santa Maria di Sala: la riapertura, in sicurezza, «di una parte del Tom Village». Non si sa quando. Cgil, Cisl e Uil scrivono all'assessore al Lavoro regionale Elena Donazzan per un tavolo di crisi.

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