rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Crisi Economica

Crisi del lavoro, la Fiom chiede il reintegro di tutte le tutele

Il sindacato dei metalmeccanici iscritti alla Cgil ha organizzato 70 assemblee per 7500 lavoratori e votare la "Carta rivendicativa"

Crisi delle aziende, dei pagamenti, dei mercati, ma soprattutto crisi del lavoro. Per questo la Fiom Cgil veneziana corre ancora ai ripari: i primi risultati del voto certificato sulla "Carta rivendicativa", che ha coinvolto fino ad ora 3400 aziende ed oltre 356mila lavoratori a livello nazionale, confermano che la maggioranza dei lavoratori metalmeccanici, fino ad ora consultati, non accetta l’applicazione dei peggioramenti definiti tra Fim, Uilm e Federmeccanica.

A Venezia le assemblee si sono svolte in 70 aziende, coinvolgendo 7.499 lavoratori, con il 93% dei lavoratori consultati che hanno votato a favore della Carta Rivendicativa dei diritti proposta dalla Fiom. Un risultato importante che impegna il sindacato di Venezia e tutto il gruppo dirigente ad avviare vertenze aziendali per la sottoscrizione di accordi che, sulla base del mandato ricevuto e dei contenuti della "Carta Rivendicativa", rendano inapplicabile il Ccnl separato del 5 dicembre 2012. "Gli effetti della crisi - spiega una nota della Fiom - continuano ad essere pesantissimi con un aumento dei licenziamenti e della disoccupazione, specie quella giovanile, con l’aumento delle ore di cassa integrazione, con la perdita di salario e la diminuzione del potere d’acquisto delle retribuzioni. Bisogna rispondere alla crisi mettendo al centro il lavoro, gli investimenti e il ruolo pubblico in economia. Servono politiche economiche e sociali all’altezza della crisi, serve una patrimoniale che recuperi risorse dalle rendite e dai grandi patrimoni, serve una redistribuzione della ricchezza che superi le diseguaglianze".

"Alla Pometon di Maerne, dopo la disdetta degli accordi integrativi, la Fim ha sottoscritto un “accordo” separato che cancella tutti gli accordi fino ad ora in vigore, senza nessun impegno industriale e occupazionale a carico dell’azienda. Un ”accordo” separato, quello sottoscritto dalla Fim, che interviene sull’erga omnes dato che l’azienda ha la pretesa di darne applicazione dal 1 aprile 2013 ai soli iscritti alle organizzazioni firmatarie, cioè alla Fim, senza dire quali saranno i trattamenti economici e normativi per tutti gli altri. Un vero e proprio ricatto messo in atto dall’azienda che, con la complicità della Fim, chiede l’adesione individuale dei lavoratori all’ “accordo” separato ma non consente loro di votare. Nei fatti in Pometon si è sancita la rottura del principio di uguaglianza: a parità di lavoro non corrisponde più parità di salario e di diritti poichè quell’accordo trova efficacia solo ad una parte di lavoratori, in dispregio della Costituzione e di tutte le leggi e le normative che impediscono i trattamenti discriminatori tra i lavoratori".

"Chi ha firmato l’ “accordo” separato in Pometon ha annullato ogni ruolo del sindacato e della Rsu, sancendo per questa via la totale subalternità all’azienda. Nel merito l’accordo separato cancella la quinta squadra e toglie ai turnisti 9 giornate di permessi retribuiti aggiuntivi, riduce l’occupazione e aumenta gli orari di lavoro medi settimanali, introduce il doppio regime strutturale, penalizza i nuovi assunti, conferma la gestione degli orari come previsto dal Ccnl separato del dicembre 2012, istituisce un premio di risultato sempre variabile, mai consolidabile, legato alla presenza e giunge all’aberrazione di quantificare il peso di un eventuale infortunio mortale sul lavoro nella determinazione della quota di premio di risultato legato alla sicurezza. In più si modificano a danno dei lavoratori le indennità per i turnisti e le maggiorazioni dello straordinario".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Crisi del lavoro, la Fiom chiede il reintegro di tutte le tutele

VeneziaToday è in caricamento