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Lavoratori sul filo del rasoio: incontro fiume alla sede Safilo veneziana

Mercoledì il faccia a faccia tra lavoratori e dirigenza dell'azienda non si era ancora concluso. Sul tavolo di Santa Maria di Sala tutte le alternative per scongiurare i mille esuberi annunciati

L'incontro fiume di oggi pomeriggio non è servito a rasserenare l'orizzonte per i circa 350 dipendenti dello stabilimento di Santa Maria di Sala della Safilo che rischiano il posto. Ormai da una decina di giorni devono convivere con l'annuncio dei vertici dell'azienda di un taglio drastico della forza lavoro dovuta alla perdita della licenza del marchio Armani, che interessa circa un quarto della produzione totale del gruppo. Mille esuberi tra Longarone, Padova e Santa Maria di Sala. A meno di una soluzione di compromesso.

Per questo oggi pomeriggio nella sede veneziana ha avuto luogo un incontro "fiume" tra le parti in causa: sindacati e dirigenza, nonostante l'assenza dell'amministratore delegato Roberto Vedovotto, attorno a un tavolo per capire il da farsi. Alle 19 non si era ancora finito di discutere. Già fin dal pomeriggio si era comunque deciso di organizzare un nuovo incontro venerdì prossimo, 25 maggio, nella sede di Longarone, dove a loro volta rischiano il posto 550 dipendenti. Secondo le organizzazioni sindacali quanto sta accadendo confliggerebbe con le ore di straordinari che in nelle ultime settimane gli operai hanno dovuto garantire: "Se si lavora così tanto come mai l'azienda annuncia gli esuberi?", si chiedono i lavoratori. Per loro quest'ultimi sarebbero solo una scusa per delocalizzare la produzione in Cina, dove la mano d'opera costa molto meno.

Sul tavolo di questo pomeriggio sono finite tutte le alternative da percorrere per risolvere l'impasse: dai contratti di solidarietà ai tagli degli sprechi, fino a una riorganizzazione complessiva del lavoro, in maniera da riportare in Italia ciò che ora si produce all'estero. Si continuerà a discutere, e con ogni probabilità verranno organizzate altre proteste dei lavoratori, che già attuano un blocco degli straordinari e di ogni flessibilità oraria, a meno che nel faccia a faccia di venerdì mattina, che potrebbe a questo punto diventare davvero cruciale, non si arrivi a una soluzione condivisa.

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