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Crisi Economica

Resta la tassa sulle pensioni di reversibilità. Appello a Napolitano

La Onlus che raggruppa i feriti e le vittime della criminalità rilancia l'accusa: "Persone discriminate rispetto alle morti in guerra. Ripristinate i benefici sugli assegni"

"La detassazione deve essere estesa anche alle pensioni di reversibilità, non può essere prevista solo per quelle dirette di guerra. Così si attua una grave discriminazione, rischiando di creare vittime di 'serie a' e vittime 'di serie b' per risparmiare qualche milione di euro: non è certo privando di quel minimo, doveroso risarcimento le famiglie di chi si è sacrificato per lo Stato che si risanerà il bilancio italiano". In questo modo, Fervicredo, associazione che raggruppa i  feriti e le vittime della criminalità e del dovere, lancia un appello al parlamento e al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, all'indomani dell'approvazione dell'emendamento che “salva” le pensioni dirette di guerra, ma mantiene la tassabilità degli assegni di reversibilità per i redditi superiori ai 15mila euro annui.


"Esprimiamo soddisfazione per l'accoglimento sostanziale della richiesta di non toccare le pensioni di guerra, ma chiediamo che sia sanata anche questa grave ingiustizia – continua Mirko Schio, presidente Fervicredo – le pensioni riconosciute a chi è rimasto ferito o ha perso un proprio caro mentre svolgeva il proprio dovere non hanno natura né reddituale né assistenziale, bensì risarcitoria e in quanto tali non sono mai state sottoposte a tassazione. Lo Stato, la politica e questo Governo devono tributare il giusto rispetto a quelle persone che hanno dato la vita per difendere il Paese e ai loro famigliari".

"Non chiediamo niente più di quanto la legge ha previsto fino a oggi - prosegue il presidente di Fervicredo – e che è sancito da un articolo della Costituzione. Ricordiamo infine che una pensione di reversibilità, sommata a un reddito di 15mila euro annui, di certo non porta alla ricchezza ma permette appena di vivere decorosamente a tutte quelle mogli e madri che hanno perso il marito o il figlio, o che dedicano la loro vita ad assistere un congiunto che porta addosso le conseguenze della guerra. Auspichiamo che la commissione Bilancio della Camera cancelli la norma e ripristini i benefici oggi in vigore, ma se così non dovesse essere affermiamo fin da ora che non ci arrenderemo e ci batteremo nelle sedi più opportune, perché non lasciamo e non lasceremo mai da sole le vittime di questa ingiustizia".

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