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Economia

Dalla tassa di soggiorno Venezia raccoglie un quinto di Roma: 27,5 milioni di euro

Sono i dati di uno studio condotto dal sindacato Uil. In laguna introiti paragonabili a quelli di Firenze. Il segretario generale Loy: "Abbia lo scopo di migliorare i servizi turistici"

Venezia ha potuto beneficiare di 27,5 milioni di euro dall'imposta di soggiorno nel 2015. Poca cosa rispetto ai 123,1 milioni di euro di Roma e ai 61 milioni di euro di Milano. I livelli lagunari sono paragonabili a quelli di Firenze (26,7 milioni di euro). Cifre che inducono il sindacato Uil, che ha condotto lo studio, a chiedere che venga considerata una "tassa di scopo", con cui migliorare i servizi turistici della città. Si tratta di un’imposta che a livello nazionale  nel 2015 ha generato un gettito per le casse dei Comuni di oltre 431 milioni di euro, in aumento del 20,5% rispetto al 2013, quando i comuni incassarono 342 milioni di euro (più 89 milioni di euro). 

L'imposta di soggiorno è facoltativa (nel senso che sono le amministrazioni comunali a decidere se introdurla o meno) e di carattere locale, applicata a carico delle persone che alloggiano nelle strutture ricettive situate in località turistiche o città d’arte. Storicamente non è una novità: in Italia fu istituita per la prima volta nel 1910 per le località termali e balneari e poi nel 1938 estesa alle città d’arte. Fu abolita nel 1989 alla vigilia dei mondiali di calcio del 1990.

L’imposta di soggiorno può essere applicata da 10 centesimi a un massimo di 5 euro per notte di soggiorno (fa eccezione Roma dove l’imposta può arrivare a 10 euro per notte); mentre la tariffa per la tassa di sbarco sulle isole minori è di 1,50 euro a persona.  Il relativo gettito è destinato a finanziare interventi in materia di turismo, di manutenzione, fruizione e recupero di beni culturali e ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici locali.  


Le modalità di applicazione sono diverse e vanno dal versamento di un importo fisso a un importo variabile a seconda delle stelle della struttura (come a Venezia). Ad oggi, nel 2016, secondo il Servizio Politiche Territorialidella UIL sono 650 i comuni che applicano l’imposta di soggiorno, dato stabile rispetto al 2015 e in aumento del 14% rispetto al 2014. Per quest’anno, anche questa tassa, come le altre imposte locali, è soggetta al blocco degli aumenti decisi a livello nazionale con la Legge di Stabilità.

Secondo lo studio Uil, a Roma per una notte in un albergo 3 stelle si paga 4 euro, per un albergo di lusso 7 euro, in un B&B 3,50 euro, in agriturismo 4 euro e in campeggio 2 euro. A Firenze una notte in albergo a 3 stelle si pagano 3,50 euro e 5 euro per un 5 stelle, in agriturismo 3,50 euro, in B&B 2,50 euro e in campeggio 1,50 euro. A Venezia, a seconda delle stelle che si scelgono, l’imposta in un albergo costa da 2 euro a 5 euro a notte, in B&B 3 euro a notte. A Rimini e Riccione si parte da 0,70 euro a notte per un hotel a 2 stelle fino ai 3 euro a notte per un hotel a 5 stelle. Si tratta di un’imposta che nel 2015 ha generato un gettito per le casse dei Comuni di oltre 431 milioni di euro, in aumento del 20,5% rispetto al 2013, quando i comuni incassarono 342 milioni di euro (più 89 milioni di euro).

"In linea generale - dichiara Guglielmo Loy, segretario confederale Uil - non siamo contrari a priori a questa imposta, preferibile all’aumento delle addizionali Irpef o della Tari e quindi meglio ricorrere a questa leva fiscale, purché essa sia propedeutica a disegnare un fisco locale più equo e, soprattutto, se i proventi di questa 'tassa' siano utilizzati per creare, soprattutto in quelle località ad alto impatto turistico, quel circolo virtuoso in grado di mettere in moto l’occupazione locale attraverso investimenti nelle opere infrastrutturali turistiche. Quindi una vera e propria tassa di scopo che dovrebbe essere finalizzata al miglioramento della qualità dei servizi della città". 

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