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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Nel Veneziano 2 contribuenti su 5 guadagnano meno di mille euro: penalizzati i dipendenti

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di VeneziaToday

Crescono i redditi di autonomi e imprenditori, calano quelli dei lavoratori dipendenti, mentre i pensionati mantengono inalterato il potere d’acquisto, ma vivono con assegni medio bassi. In poche parole, anche nel Veneziano aumentano le diseguaglianze sociale, come dimostrano gli ultimi dati del Dipartimento Finanza del Ministero (redditi 2018 su anno di imposta 2017) elaborati dallo Spi-Cgil del Veneto nell’ambito della negoziazione sociale, che vede i sindacati dei pensionati confrontarsi con amministrazioni ed Enti locali per individuare politiche mirate a tutelare le fasce di popolazione più deboli, in particolare gli anziani.

I dati

Nel Veneziano il reddito medio è di 20.360 euro lordi annui, addirittura in calo (seppur di poco) rispetto all’anno prima. Le situazioni di sostanziale “povertà” sono molto diffuse, infatti due contribuenti su cinque dichiarano meno di mille euro netti al mese. Ma, come detto, le differenze fra le varie categorie sociali veneziane. Gli autonomi vedono il loro reddito annuo passare dai 42 e 500 euro circa del 2015, ai 45 e 800 euro del 2016 fino ai 48 mila euro del 2017; i redditi degli imprenditori si incrementano dai circa 39 mila euro del 2015 ai 40 mila e 300 euro del 2016 fino ai 41 e 300 euro del 2017. Per queste due categorie l’inflazione dell’1,23% è stata ampiamente colmata. Non è così, invece, per i dipendenti veneziani, che dai 20.990 euro di reddito annuo del 2015 sono calati ai 20.850 euro del 2017 perdendo così potere d’acquisto, i pensionati, anche grazie agli accordi del 2016 fra sindacato e secondo governo Renzi, hanno protetto la loro capacità di spesa, ma con un assegno medio di 17 mila e 700 euro lordi annui, non se la passano certo bene. Le diseguaglianze sociali possono essere riassunte anche da un altro dato: nel Veneziano il 13% della ricchezza prodotta è distribuita fra il 39% dei contribuenti, mentre un altro 13% è suddiviso fra un 2% di popolazione, quella che denuncia redditi superiori ai 75 mila euro.

«Lavoro precario»

«Questi dati – commenta Daniele Tronco, segretario generale dello Spi Cgil Metropolitano – dimostrano ancora una volta come anche nel Veneziano la ricchezza si sposti sempre più verso l’alto, accrescendo il divario fra le varie categorie sociali A rimetterci sono soprattutto i lavoratori dipendenti, ma rileviamo che anche i nostri pensionati non se la passano bene anche se le nostre battaglie a livello nazionale hanno permesso di tutelarne il potere d’acquisto. Alla base di questa situazione nel nostro territorio vi sono la continua precarizzazione del lavoro, i blocchi contrattuali e il continuo aumento dell’evasione fiscale che mette in difficoltà gli equilibri contabili delle nostre amministrazioni locali”.  In tale contesto, prosegue Tronco, “diversi Comuni, approfittando dello sblocco dei tributi in vigore al 2019, hanno modificato le aliquote Irpef. Alcuni sindaci hanno seguito le nostre indicazioni, aumentando le aliquote per i redditi più elevati ma allargando anche le fasce di esenzione. Altri invece hanno mantenuto aliquote uniche allargando la forbice delle diseguaglianze sociali. Ecco perché trovano ampia giustificazione le nostre richieste al governo nazionale, alla regione e alle amministrazioni locali per cercare di ri-orientare le scelte di politica economica e sociale a favore delle fasce più deboli delle nostre comunità».   

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