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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia Chioggia

Il radicchio chioggiotto è il più "vivace" d'Italia: la produzione sale, a Treviso invece cala

Incontro promosso da Intesa Sanpaolo nella città clodiense: attenzione alla concorrenza spagnola. Ma le difficoltà del passato sembrano essere alle spalle: "Puntare anche sul web"

Un settore che sembra essersi messo alle spalle le difficoltà degli anni scorsi. E' il radicchio chioggiotto, perla del settore agricolo veneziano. Lunedì alla darsena Le Saline di Chioggia si è svolto un incontro, promosso da Intesa Sanpaolo, intitolato "Il settore degli ortaggi e del radicchio. Quali opportunità di crescita per il territorio". Le opportunità sembrerebbero effettivamente esserci: almeno la metà del radicchio prodotto in Italia è coltivato in Veneto (1,2 milioni di quintali nel 2017), con 6 province tra le prime 15 in Italia in termini sia di produzione sia di superficie, circa un quinto della superficie agricola destinata a ortive e frutta nella regione.

Chioggia su, Treviso giù

Al primo posto per la produzione la provincia di Venezia, che coltiva circa un quarto della produzione totale, con il celebre radicchio di Chioggia (protetto da IGP dal 2008), e ha visto aumentare produzione e resa per ettaro a ritmi più vivaci (+43% e +31% tra 2008 e 2017) rispetto alla media regionale e nazionale. Minore e in calo il livello di produzione di Treviso, dove si coltivano gli altrettanto noti radicchio di Treviso IGP e il radicchio Variegato di Castelfranco IGP. 

L'incontro

Dopo i saluti di Fabio Ortolan, vice presidente della Cassa di Risparmio del Veneto, ha aperto i lavori Francesca Nieddu, direttore commerciale Retail Veneto di Intesa Sanpaolo che ha anche presentato le iniziative della Banca per l’agroalimentare. Sono seguiti gli interventi di Lavinia Stoppani della Direzione Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, che ha presentato un’analisi sull’andamento del comparto ortofrutticolo in Italia e in Veneto, di Paolo Sambo, professore ordinario di Orticoltura e floricoltura all’Università di Padova, che ha presentato uno studio sul tema “Radicchi e lattughe tra innovazione e tradizione. La qualità dei prodotti tipici” e di Luca Castagnetti, partner Studio Impresa, che ha parlato di “Strategie per la competitività delle aziende ortofrutticole”.

Settore agroalimentare

Secondo l’analisi di Intesa Sanpaolo il settore agroalimentare italiano ha un peso del 3,9% sull’economia italiana. Nel 2017 il settore agro-alimentare italiano ha generato un valore aggiunto superiore ai 60 miliardi di euro (33 per l’agricoltura, silvicoltura e pesca e 27,3 per l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco) e ha occupato quasi 1,4 milioni di persone (circa 920 mila per agricoltura, silvicoltura e pesca e circa 465 mila per l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco). L’Italia riveste un ruolo importante anche a livello di agroalimentare europeo: è infatti terza per valore aggiunto e occupati dopo la Francia e la Germania, ma detiene il primo posto per qualità e ricchezza della produzione con 294 certificazioni (DOP, IGP e STG) nel comparto agricolo e alimentare (di cui 53 formaggi) e 564 certificazioni (DOP e IGP) nei vini e nei liquori.

Alimentare in crescita

Buoni i più recenti segnali per la trasformazione: nei primi quattro mesi del 2018 il fatturato dell’alimentare italiano è aumentato, rispetto al corrispondente periodo del 2017, del 3%, grazie sia al traino dell’estero (+4,4%), sia alla ripresa interna (+2,7%). La tradizione ortofrutticola veneta, con coltivazioni che occupano circa il 6% della superficie agricola utilizzata complessiva, ha il suo fondamento in produzioni tipiche di elevata qualità. Il Veneto vanta infatti ben 15 prodotti dell’ortofrutta a denominazione di origine, dall’Aglio Bianco Polesano, alla Ciliegia di Marostica, a vare tipologie di asparagi e di radicchio.

Radicchio ed export

Il radicchio riveste un ruolo di rilievo nell’export italiano di ortaggi, cui contribuisce per una quota di circa il 5%, con 67 milioni di euro esportati nel 2017, in crescita del 15% rispetto al 2016. L’Italia, primo esportatore al mondo, con una quota di mercato globale di circa il 30%, gode di un elevato avanzo commerciale, in crescita nonostante il contestuale aumento dell’import, che ha raggiunto i 2,8 miliardi di euro nel 2017, con provenienza principalmente dai Paesi Bassi. L’Europa resta il principale mercato di sbocco: quasi il 90% delle vendite è destinato alle prime 10 mete europee e circa un terzo in Germania, primo mercato di sbocco. In crescita i mercati dell’Europa orientale, in particolare Repubblica Ceca e Polonia, oggi rispettivamente terzo e quinto mercato di sbocco.

Occhio alla Spagna

In prospettiva l’Italia dovrà difendersi dall’erosione della propria quota di mercato, scesa tra 2008 e 2016 del 4% in valore a fronte di un aumento della quota spagnola del 60% nello stesso periodo. I due paesi hanno giocato politiche di prezzo opposte, l’Italia conquistando sempre più quote nelle fasce di prezzo medio-alte, mentre la Spagna vedeva aumentare l’export nella fascia di prezzo più bassa. Puntare sulla qualità, sulla tracciabilità, sulla sostenibilità del prodotto, per quanto riguarda sia il radicchio, sia in generale tutta l’ortofrutta, è la strada da percorrere in Italia e in Veneto per salvaguardare la marginalità, a fronte di un mercato, interno ed estero, previsto in moderata crescita nei prossimi anni, anche grazie ai trend del consumo che vedono i consumatori sempre più attenti alla salubrità dei prodotti (+8,6% per i consumi di prodotti salutistici tra 2015 e 2016) e ad aumentare la quota di vegetali nella propria dieta (il 40% dei consumatori è intenzionato ad aumentare il proprio consumo di frutta e verdura).

"Puntare su valore aggiunto e web"

Importante anche cavalcare la tendenza che vede i consumatori in cerca di maggior valore aggiunto nei propri acquisti alimentari, quale quello offerto dai prodotti a peso fisso e di IV gamma, un trend cominciato anche prima dell’introduzione dell’obbligo dei sacchetti biodegradabili, che ha contribuito a rinforzarlo (+6,5% di spesa in ortofrutta confezionata nel primo trimestre del 2018). Sempre più consapevoli, i consumatori italiani e stranieri si avvicinano a mercati lontani anche grazie al canale web, che, seppure ancora poco sviluppato nel settore alimentare, è cresciuto a ritmi molto sostenuti nell’ultimo anno (+35% tra 2017 e 2016). I nuovi trend del biologico, dell’agricoltura 4.0, dell’avvicinamento al cliente finale con il racconto esperienziale dei prodotti attraverso i canali web e il turismo enogastronomico, sono tra le direttrici su cui costruire la crescita futura del settore.

Serie di incontri sul tema

“Abbiamo avviato sul territorio una serie di incontri dedicati all’agroalimentare con diversi focus declinati sulle specificità delle diverse zone produttive del Veneto, perchè vogliamo agevolare e rafforzare ulteriormente il settore, sostenendone la crescita e valorizzando il Made in Italy - ha dichiarato Francesca Nieddu, direttore commerciale Retail Veneto – Inoltre vogliamo favorire ulteriormente l’accesso al credito da parte del settore agricolo, mettendo a disposizione linee di credito con caratteristiche innovative ed un modello di servizio dedicato. Nel 2017 Intesa Sanpaolo ha erogato al settore agroalimentare italiano 2 miliardi di finanziamenti a medio e lungo termine, mettendo a disposizione la propria rete di circa 530 filiali “verdi” e 56 specialisti dedicati. Inoltre, grazie all’accordo firmato con il MIPAAF, abbiamo messo a disposizione degli imprenditori dell’agribusiness un plafond di 8 miliardi fino al 2019”.

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