Capire la rivoluzione tunisina, ne parla la prof.ssa Chiara Sebastiani a Cà Foscari
L'hanno chiamata the Twitter revolution o the Facebook revolution. Questa idea del virtuale mi irrita. Noi abbiamo incominciato riconquistando la strada" (Riadh Ferjani, sociologo tunisino, conferenza Espace public en démocratie, 2011). Non si possono capire gli effetti che avrà il recente risultato delle nuove elezioni in Tunisia, senza indagare le dinamiche relazionali e spaziali innescate dalla rivoluzione del 2011. Mercoledì 3 dicembre alle ore 14.30 nella Sala Berengo all'Università di Venezia verrà presentato il libro della Prof.ssa dell'Università di Bologna Chiara Sebastiani Una città una rivoluzione. Tunisi e la riconquista dello spazio pubblico (ed. Pellegrini Editore, 2014): punto di vista privilegiato di una studiosa, profonda conoscitrice della realtà tunisina, che si è trovata nel cuore pulsante del cambiamento e che ha seguito in loco anche le recenti elezioni. A dialogare con l'autrice le Prof.sse Barbara De Poli e Romana Frattini.
Molto si è discusso, soprattutto sui media e nell'opinione pubblica occidentale, sul ruolo svolto dai social network nella diffusione della rivoluzione del 14 gennaio in Tunisia, riducendo la sfera pubblica al solo livello virtuale e dando assai minor importanza al primo importante esito della lotta: la riconquista dello spazio pubblico. Il libro analizza le modalità con cui la rivoluzione ha cambiato il paesaggio urbano di una capitale, mostrando così la stretta relazione fra spazio fisico e pratica politica. La trasformazione strutturale dello spazio pubblico tunisino attraverso la rivoluzione ha messo in evidenza come, in situazioni politiche estreme, il corpo nello spazio pubblico diventi strumento politico.
Sono passati più di tre anni e mezzo dalla "Rivoluzione dei Gelsomini", scintilla della "Primavera araba". Questo mutamento ha mostrato i suoi segni anche nello spazio pubblico: la lotta per la libertà di espressione si è commutata in espansione dello spazio fisico politicizzato. Ma è ancora una volta sul corpo delle donne che in Tunisia si combatte la battaglia più dura del percorso di democratizzazione e ricerca della propria identità di Paese. Madri e figlie che sono state in prima linea durante la rivoluzione e che oggi, grazie ad una legge post-rivoluzionaria, sono presenti al 50% nelle liste elettorali, sono ancor più protagoniste di un dibattito culturale sull'Islam. Ad oggi è ancora più chiaro il legame fra la direzione che prenderanno i rapporti di genere e quella che prenderà la transizione democratica. È riduttiva la contrapposizione tra modello occidentale e modello orientale che caratterizzava la Tunisi degli anni Sessanta. Ora gli spazi pubblici sono ancor più terreno di contesa e rinegoziazione di diversi modelli culturali. Quali saranno gli effetti del risultato delle elezioni? La rivoluzione tunisina è stata, ed è soprattutto oggi, occasione per un rinnovato interesse sul rapporto fra spazio urbano e spazio politico, in particolar modo di fronte al complesso fenomeno della globalizzazione.