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Cultura

"Giovane e multiculturale": ecco il padiglione Vaticano alla Biennale

La conferenza stampa giovedì: tre gli artisti che rappresenteranno la Santa Sede, presente alla manifestazione per la seconda volta

Multiculturalità, abbassamento dell'età, diversità nei linguaggi: sono le tre componenti chiave messe in gioco nel padiglione della Santa Sede alla Biennale 2015 di Venezia, presentate dalla curatrice Micol Forti. Padiglione che ospiterà creazioni molto diverse fra loro, dunque, tutte però accomunate da una ispirazione religiosa: "Così come religioso è il momento della nascita dell'opera, che è atto di creazione - ricorda Paolo Baratta, presidente della Biennale, - ed esprime il conflitto interno dell'artista tra ciò che ha in sé e il linguaggio che deve usare per comunicarlo".

Alla conferenza stampa di giovedì, tenuta nella sala stampa della Santa Sede, oltre a Forti e Baratta ha partecipato il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del pontificio consiglio della Cultura e commissario del padiglione. Si è analizzato quindi il rapporto tra fede e creazione, andando poi nei dettagli dei tre artisti che rappresenteranno il Vaticano alla Biennale, per la seconda volta dopo l'esperimento del 2013. Baratta nel frattempo ha espresso la propria soddisfazione per questo "momento importante, in cui la Santa Sede ha scelto di partecipare al dialogo sull'arte che si svolge tramite la Biennale". Ha aggiunto poi che l'esposizione è occasione per "sviluppare dialogo e fiducia, oltre che per dilatare le capacità di osservare e dischiudere nuovi modi di visione e percezione". Sempre ricordando lo spirito con cui è stata avviata questa edizione: "La Biennale deve misurarsi con le fratture di questo tempo, chiamando a raccolta la storia ma confrontandosi più che mai con il presente".

Diversità culturale (vengono da Africa, Sud America ed Europa) e dei linguaggi, dunque, ma anche abbassamento dell'età: significa inesperienza, e soprattutto volontà di sperimentare. Gli artisti sono Monika Bravo, colombiana, impegnata nell'elaborazione di opere digitali; Elpida Hadzi-Vasileva, originaria della Macedonia, che espone creazioni fatte di elementi organici di animali; e Mario Macilau, fotografo nato in Mozambico: con i suoi 30 anni è l'artista più giovane nel padiglione, il suo lavoro consiste nel "mostrare ciò che non vogliamo vedere" con progetti in particolare sui ragazzi di strada.

Non mancherà una app dedicata, grazie alla quale si potrà ottenere materiale informativo direttamente sul proprio smartphone, oltre alla possibilità di seguire il padiglione sul profilo twitter @Padvat_Biennal.

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