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Esposizione archeologico-didattica “Gianna Ravagnan", inaugurazione nuova Sala dei veneti antichi

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di VeneziaToday

Riceviamo e pubblichiamo:

"L'esposizione nasce come supporto concreto alle attività didattiche offerte a istituti scolastici o ricreativi e ad enti bibliotecari dal Gruppo Archeologico Mino Meduaco. La mostra può soddisfare e suscitare interesse di genitori e adulti per l'archeologia, non solo a livello locale, grazie alla qualità e alla natura particolare di certi reperti, a volte comuni, a volte speciali, se non addirittura inusuali e rari. Frutto di ricerche e sperimentazioni personali di un socio del Gruppo, le ricostruzioni in legno, fibre naturali, selce e pietra dei manufatti più antichi costruiti dall'uomo, distinte per cronologia e funzione, rendono concreta testimonianza delle prime forme di manualità dell'uomo, riscontrati di fatto nei vicini settori collinari euganeo e lessinio, da cui provengono tra 1'altro alcuni esemplari di fossili, raccolti e donati al Gruppo da simpatizzanti locali. Una piccola sezione dell'esposizione é dedicata ad un ristretto gruppo di ceramiche molto semplici e grezze, provenienti quasi interamente da un sito archeologico individuato e riconosciuto ufficialmente grazie al Gruppo Archeologico, in un vicino terreno di Campolongo Maggiore. I frammenti in ceramica grezza, gialli e pastosi, sono stati datati dagli studiosi all'età del Bronzo Recente (XIII sec. a.C.), e riferibili probabilmente ad un piccolo villaggio sorto presso il Corso di un antico ramo del Brenta. Proprio il Medoacus, antico nome della più importante arteria fluviale di questo territorio, costituì probabilmente il fattore decisivo per la creazione e l'evoluzione degli insediamenti antropici tra Patavium (antico nome di Padova) e il margine lagunare. Importanti ed inequivocabili ritrovamenti funerari ed insediativi testimoniano infatti una diffusa frequentazione di queste terre da parte degli antichi Veneti A questa civiltà, sviluppatasi qui durante l'età del Ferro, vanno riferiti alcuni pregevoli frammenti di ceramica grigia, a volte arricchita da scritte e dediche, lacerti di manufatti in bronzo e altri reperti molto probabilmente votivi, come i bronzetti (statuette a forma d'uomo o di cavaliere in bronzo) e i vassoi a cuppelle, purtroppo frammentari. La sezione espositiva si arricchisce di due ricostruzioni tridimensionali :l'una riproduce la sezione di una casa-capanna(V-III° sec. a.C.)realizzata secondo il metodo antico con ramaglie, argilla e fasci di incannucciato. All'interno l'arredo è essenziale costituito da vasellame ad uso domestico da un focolare e da un telaio con i relativi accessori. Contestualmente all'ambiente domestico si sviluppa l'altra ricostruzione di carattere funerario, un tumulo nella cui sezione è evidente il corredo maschile costituito da urne cinerarie e da oggetti personali del defunto. Al periodo romano é dedicato il settore più ampio del percorso espositivo: a partire dagli interventi infrastrutturali effettuati sul territorio, ovvero la centuriazione e la stesura di importanti arterie stradali, tra cui la nota via Popillia (che doveva collegare Ravenna ad Aquileia, attraversando tra l'altro proprio i territori di Campolongo e Campagna Lupia) si giunge a contemplare la realtà degli abitati, con la descrizione delle attività agricole, degli oggetti quotidiani, e con ricostruzioni plastiche e tridimensionali fedelmente ispirate a contesti archeologici veri. La cucina, i pasti, gli alimenti, a volte molto lontani dalla nostra quotidianità, tradiscono da un lato una certa raffinatezza negli oggetti di portata, e dall'altro la costante ricerca di funzionalità ed efficacia negli strumenti domestici, mentre certe produzioni artigianali, come ad esempio la tessitura o la metallurgia bronzea, rivelano gusto e ricercatezza nel vestire, come si può notare nella vetrina dedicata all'abbigliamento e agli oggetti personali: notevoli in particolare risultano i gioielli e i cammei incisi. Le transizioni commerciali, sicuramente molto frequenti in antichità in questo territorio, sono testimoniate dalla notevole quantità di esemplari numismatici rinvenuti dal Gruppo, qui parzialmente esposti al pubblico assieme a diversi altri oggetti di certo usati durante mercati e compravendite, come pesi da bilancia, strumenti di misurazione e contenitori vari. Particolarmente suggestiva risulta la parte terminale del percorso romano, dove viene contemplata la sfera funeraria, attraverso le ricostruzioni tridimensionali di diverse tipologie di tombe e i loro possibili corredi, e la religione, con la presentazione del vicino sito del cosiddetto "santuario" di Lova, tanto monumentale quanto di difficile interpretazione, ma che di certo costituisce un forte marcatore topografico nella realtà antica a valle di Padova, probabilmente affiancato dal vicino percorso stradale della Popillia e prossimo agli approdi costieri. L'ultima parte dell'esposizione é dedicata al periodo medievale, in particolare alla produzione ceramica graffita e smaltata, rappresentata da una serie di esemplari recu-perati nei bacini lagunari, a cui si affiancano altri manufatti artigianali particolari,come le pipe chioggiotte e i tegami realizzati in pietra ollare. A questa sezione verrà aggiunta la ricostruzione tridimensionale di una bastia, una delle diverse strutture lignee a funzione prevalentemente militare, che si pensa fossero state erette lungo la gronda lagunare durante il conflitto scoppiato tra 1300 e 1400 tra la Serenissima e la casata dei Da Carrara, periodo di cui il Gruppo Archeologico ha da qualche tempo intrapreso lo studio per capire le dinamiche territoriali e demografiche e per identificare la localizzazione di queste particolari infrastrutture logistico - militari. GRUPPO ARCHEOLOGICO " MINO MEDUACO " Il Gruppo Archeologico " Mino Meduaco " sorto nel 1991, opera come associazione di volontariato nel territorio tra Padova e Venezia per una area di circa 50 kmq; gli iscritti sono attualmente 30. Ha scoperto oltre 200 siti, tra prero-mani, romani e medievali. Lo scopo principale del Gruppo é quello di raccogliere testimonianze e reperti che man mano vengono ritrovati in superficie, di catalogarli con una sommaria descrizione e di farne oggetto di più approfondite ricerche e pubblicazioni, mentre, grazie ad un accordo tra Soprintendenza per i Beni Culturali ed Enti locali é stato possibile creare un deposito archeologico presso la sede del Gruppo stesso. Mino Meduaco collabora strettamente con la Soprintendenza nell'attività di campagne di scavo, come quello, rientrante in un progetto Unesco, a Omisah - Castelmuschio nell'isola di KRK - Veglia in Croazia, e quello del "santuario" di Lova di Campagna Lupia tra 1989 e 1991. Recentemente alcuni soci hanno curato la pubblicazione di un volume, frutto di una ricerca archivistica sul territorio di Campolongo Maggiore, mentre negli ultimi anni il gruppo intero ha collaborato in prospezioni geomagnetiche (a Corte di Piove di Sacco), in recuperi d'emergenza di materiale archeologico (durante gli sbancamenti dei depositi fangosi del canale Cornio tra Campagna Lupia e Campolongo) e nel nuovo recente scavo riproposto nel sito del santuario di Lova nel 2012. Nel 2017 l'associazione ha realizzato un'esposizione medievale di carattere storico-cartografico intitolata " La guerra dei confini 1372-1373" avvenuta nel territorio della Saccisica. Il Gruppo é aperto ad ogni idea ed a realizzare qualsiasi iniziativa che abbia come scopo fondamentale quello di far conoscere l'antichità, la cultura, il rispetto delle proprie origini, nella convinzione che solo in questo modo si possano educare persone rispettose anche di altre culture".

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