Il mutevole fluire della vita: ossessioni, angosce, rinascita. antologica di Carlo Caretta
Riceviamo e pubblichiamo:
"Terminata la mostra collettiva “La memoria della materia” in collaborazione con Promarte, il Centro d’Arte San Vidal ritorna a dedicare l’intera galleria ad esposizioni personali ed antologiche.
Protagonista dal 17 al 29 novembre è l’artista piemontese Carlo Caretta (1920 – 1990) con la mostra dal titolo “Il mutevole fluire della vita. Ossessioni, angosce, rinascita”.
Nato in provincia di Alessandria, Caretta ha avuto una formazione da geometra che lo ha indotto ad appassionarsi inizialmente al disegno tecnico, per poi distanziarsene in un secondo momento per esplorare il mondo della pittura in maniera autentica, libero da rigidi formalismi. Ha iniziato a dipingere con continuità dopo il durissimo periodo di prigionia durato due anni nel campo di concentramento di Dachau, fino all’arrivo degli alleati nel ‘45. Una ferita questa, che Caretta si è portato dentro per tutta la vita e di cui non ha mai voluto parlare, se non attraverso le sue creazioni. Tornato a piedi dalla Germania fino al paese natale Oviglio, Caretta ha ricreato in casa il suo studio e ha iniziato ad elaborare, in un luogo familiare e rassicurante, un processo di incubazione e interiorizzazione dei terribili fatti vissuti, al quale è seguita l’irrefrenabile necessità di espressione artistica per trasferire in pittura la sua personale e drammatica visione dell’esistenza. Figure antropomorfe, simili ad alieni, esseri mostruosi e tormentati, chiusi dietro a sbarre invalicabili sembrano urlare il male del mondo. Dominando con estrema sicurezza la tecnica, Caretta ha liberato i suoi demoni, attraverso una pittura ricca e densa, dando vita a narrazioni che citano nei temi le Metamorfosi di Kafka e l’Icaro di Ovidio. Se Caretta ha indubbiamente un talento nella fase pittorica, si può apprezzare la sua bravura anche nel disegno attraverso una selezione di bozzetti che verranno esposti in mostra, alcuni dei quali si potranno mettere a confronto con la loro realizzazione finale nei dipinti.
Fino agli anni ’70 ricorrono nelle sue opere i temi dolorosi e angoscianti, resi artisticamente con un evidente espressionismo drammatico. A tratti compaiono anche paesaggi futuristici, volumetrie e strutture simili ad alveari che richiamano alla sua formazione tecnica e alla sua passione per l’apicoltura. In questi anni è tornato ad un uso brillante dei colori, stesi a campiture più larghe e apparentemente senza emotività.
Un artista che specialmente nell’ultima parentesi di vita, ha ripescato la luce e il colore, come a voler ridare un bagliore di speranza, espressione di una pace forse ritrovata. Nonostante le atrocità vissute e la mutevolezza degli avvenimenti e degli stati d’animo, Carlo Caretta è riuscito ad elaborare un linguaggio possibilista e fiducioso, segno di un uomo che ha voluto regalarsi l’opportunità di vivere un’intima rinascita".