Spoleto incontra Venezia a cura di Vittorio Sgarbi: l'opera della De Santis
Il bersaglio Opera di grande formato,coinvolgente per la sapiente struttura compositiva e cromatica che cattura l’attenzione al primo sguardo. Ricca di significati palesi e celati, ma anche di riferimenti ai maestri del passato:Guido Reni e Mirone da Eleutere. Si presta a varie chiavi di lettura, tutte riconducibili ad un unico denominatore: l’alto messaggio cristiano, cui l’artista non intende rinunciare, proponendolo in quasi tutte le sue opere. Volendo usare una frase di Longhi per descrivere l’arte della De Santis,diciamo che essa esprime”una bellezza antica,ma che racchiude un’anima cristiana”;c’è un singolare equilibrio fra superiore bellezza delle forme e intima adesione del sentimento che sola le vivifica. I personaggi raffigurati,sovente misteriosi,recitano in una sorta di finzione scenica,ove però è ravvisabile la difficile realtà dei nostri tempi. A confronto:sacro e profano insieme,mitologia e classicismo,natura e intervento dell’uomo,beni spirituali e beni materiali,Italia agonistica e giochi di potere. Riferendosi ai suoi lavori,l’artista ama parlare di “Pittorebus”. In particolare,nel dipinto “Il bersaglio”,gli oggetti raffigurati,non sono scelti a caso,ma hanno un preciso significato: la valigetta 24 h simboleggia l’uomo a caccia di affari; lo scettro e la corona indicano potere (a caccia di prestigio,posizione sociale); lo scatolone rappresenta l’urna elettorale (a caccia di voti); i lingotti d’oro rappresentano la ricchezza (a caccia di fortuna); le carte napoletane (denari e bastone),indicano i pericoli del gioco:vizio,corruzione,rovina; la foto di Marilyn Monroe,con cappello giallo a mò di aureola (a caccia di successo e fama); la coppa d’oro indica il trofeo (a caccia di meriti,riconoscimenti,premi); il pallone rappresenta lo sport per eccellenza, il calcio (a caccia di vittorie,primati); la lampadina simboleggia l’illuminazione (a caccia di idee). Bello il significato sotteso di quest’ultimo oggetto descritto:una lampadina se non collegata ad una presa di corrente non può generare energia,che tradotto vuol dire: se l’uomo non ha Dio nel cuore la nostra vita è destinata ad essere spenta,avvolta dalle tenebre,priva di luce viva e vera.Dio al centro dell’universo e non più l’uomo al centro del mondo. La colomba posta in alto ,che si fa spazio tra le nubi nel cielo, a tratti cupo e minaccioso (a sottolineare la condizione umana),simboleggia lo Spirito Santo che viene in nostro aiuto. A destra,dietro la teatrale tenda rossa,arde una grande fiamma,che cela il diavolo avvolto dalla penombra. È lì,in agguato ad attendere la sua preda. Ci invita ad entrare in un sontuoso palazzo di marmo,in un mondo ovattato,fatto di luci sfavillanti,di suoni metallici prodotti dalle monete d’oro,di riflettori puntati su di noi per garantirci successo e gloria:niente di più falso,mera illusione di benessere e felicità. Basti guardare alla bellissima Marilyn e alla sua tragica e triste fine;al lanciatore di disco che qui simboleggia l’uomo “oggetto” (scultura sprovvista della base, al posto dell’uomo in carne ed ossa),a sua volta preda e vittima delle donne ambiziose,prive di sentimenti,che mirano solo alla sua posizione sociale,al suo denaro e non al suo cuore. A questo punto sorge spontanea la domanda:chi è il bersaglio dell’arciere? A voi l’ardua risposta. Torniamo al discobolo,verosimilmente interessante anche per la sua particolare posizione. Tutta la figura traccia col suo movimento due grandi archi;il secondo arco parte dal disco,prosegue nelle due braccia aperte, fino all’appoggio sul ginocchio e termina con la gamba sinistra indietro.Esso riprende per così dire,il motivo dell’arco di legno della donna arciere che potrebbe incarnare la dea della caccia,Diana o suggerire,per le fattezze e la capigliatura ,una bellissima valchiria,pronta a scagliare la freccia per colpire il suo bersaglio. È giusto sottolineare che la De Santis sceglie Mirone per raffigurare l’uomo oggetto,per la sorprendente resa del senso della vita attraverso il movimento;cosa che cerca di fare anche lei con la sua arciere. La tensione muscolare percepibile nelle braccia,nel petto,nelle gambe,durante l’atto di lanciare il dardo,è quasi palpabile,portata all’estremo. È attenta al corpo in azione,analizza tutte le fasi e poi blocca l’immagine,allo stesso modo dello scultore greco,nel momento culminante come se fosse un’ istantanea. Fisicamente la donna, occupa per intero ,la metà del quadro,sbilanciando apparentemente la composizione. In realtà,il margine sinistro della colonna divide esattamente in due parti uguali l’intero dipinto. C’è una sorta di linea netta tracciata idealmente fra il mondo cristiano e il mondo pagano:due realtà che insieme non possono coesistere. Belli,infine, i capelli della donna con le ciocche tricolore,raccolti a coda e mossi da uno strano vento (che pari soffi solo su di lei), regalando loro, la caratteristica forma svolazzante della bandiera italiana e ,svelando le sue nude grazie già poco coperte dal leggerissimo velo che indossa.