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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Venezia 70, la violenza sulle donne con "La moglie del Poliziotto"

La violenza sulle donne, una violenza che squarcia la quotidiniatà di una famiglia normale. E' questo il tema del film di Philip Groning, suddiviso curiosamente in 59 capitoli

La violenza sulle donne, quella che avviene dietro le mura domestiche, ha i tempi lenti della normalità. E così non a caso il regista di 'Die Frau Des Polizisten', Philip Groning, sceglie i tempi lunghi, ovvero ben 175 minuti, per raccontare la storia di una giovane famiglia come tante. Insomma come si legge nelle note di regia La moglie del poliziotto e' ''un film semplice e tranquillo'' che però a un certo punto devia verso la follia, la violenza, la pazzia. Diviso in 59 quadri introdotti da altrettanti cartelli neri che segnalano la scansione di altrettante scene di diversa lunghezza, 'Die Frau Des Polizisten' fa vedere in maniera sincopata una famiglia composta da un giovane poliziotto, Uwe (David Zimmerschied), dalla sua amata moglie Christine (Alexandra Finder) e dalla loro figlia di tre anni. Niente fa pensare che tra marito e moglie ci sia attrito. Anzi. Tra loro ci sono scherzi e amore. Ma a un certo punto, in una delle tante scene, si vede un enorme livido sulla schiena di Christine. Da lì in poi, insieme a scene bucoliche e in un film senza musica, arriva la pazzia di un marito manesco e folle che picchia selvaggiamente la moglie forse solo per troppo amore. Scene forti di percosse anche troppo realistiche. E questa donna, a lui votata, continua ad amare Uwe, nonostante tutto. Ma più che altro Christine si impegna con grande eroismo a salvaguardare la figlia dalla violenza che scoppia in casa e questo fino all'estremo sacrificio.


 ''Carta, carta dappertutto. Ma non volevo più tirar fuori un film dalla carta. E poi, senza copione giro film migliori - sottolinea il regista de Il grande silenzio -. Con una bambina, senza un copione. Funziona, l'ho già fatto, è così che ho cominciato. Il pregio di questo film è la sua semplicità. Due storie che evolvono perfettamente dritte, come una croce scozzese, corrono l'una contro l'altra, anzi l'una oltre l'altra. Come Christine, la madre, crea questo spazio d'amore in cui l'anima della bambina cresce. E come Uwe, il padre, distrugge Christine. Un essere umano viene creato, un altro viene distrutto. Semplice, no? Che cosa trasmetti come essere umano? Trasmetti la distruzione che tu hai subito? O trasmetti l'amore che hai provato? Ecco di che cosa si tratta''. E ancora il regista, sulla scansione in 59 capitoli che ha scoraggiato molti spettatori ieri sera, spiega che ''non c'è un riferimento stilistico preciso, ma è stato per me come un esercizio brechtiano. Volevo che tra una sequenza e un'altra lo spettatore prendesse la sua distanza. Insomma che il film potesse dare libertà allo spettatore di distanziarsi per poi entrare, volendo, di nuovo nel film''. (Ansa)

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