Arsenale, danno e beffa: Comune estromesso e costretto a pagare
Maxiemendamento al decreto Sviluppo amaro: la parte nord rimane in concessione ai cantieri del Mose, con trasferimenti ridotti. Venezia dovrà comunque prodigarsi per la manutenzione
Oltre al danno anche la beffa. Perché non solo nel maxiemendamento al decreto Sviluppo approvato giovedì dal Senato l'Arsenale rimarrà per gran parte proprietà della Marina Militare e del Demanio, ma il Comune non potrà contare neanche sui canoni di concessione che il Consorzio Venezia Nuova pagava allo Stato per l'area di cantieristica del Mose.
Le (poche) risorse che arriveranno nelle casse di Ca' Farsetti avranno il vincolo di essere utilizzati per la manutenzione di un'area su cui i cittadini non potranno contare. Specie nella parte nord, dove sorgono i cantieri e le strumentazioni del sistema di paratie mobili che dovrebbe essere inaugurato nel 2016. Lì, anche se il terreno è formalmente di proprietà comunale, il decreto afferma che rimarranno a disposizione gratuitamente dei concessionari per tutto il periodo utile del sistema Mose. Cioè virtualmente per sempre.
L'area sud, invece, rimane appannaggio della Marina Militare che la userà per "fini istituzionali". Il resto andrà al Comune. Poca cosa. Il perimetro dell'area verrà stabilito entro trenta giorni dall'approvazione del decreto da un tavolo tecnico apposito, da cui però Ca' Farsetti è rimasto estromesso.
Venezia quindi rimane "senza il suo Arsenale" e in più dovrà pagare per la manutenzione di aree per cui riceverà risorse minime. Una situazione che porta il sindaco Giorgio Orsoni a dichiarare ai giornali locali che "se le cose stanno così, l'Arsenale è meglio lasciarlo allo Stato". Quello che venne definito dallo stesso primo cittadino lagunare "uno scippo", però, potrà essere cancellato alla Camera. Lì ora arriverà il decreto Sviluppo. Venezia spera di ribaltare le sorti della partita in extremis.
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