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Attività tradizionali veneziane, la Lega chiede indicazione del luogo di produzione

Emendamento a firma Silvana Tosi e Giovanni Giusto sulla proposta di delibera per regolamentare gli esercizi, perché siano compatibili con il patrimonio culturale cittadino

Attività tradizionali veneziane da proteggere, paccottiglia da scoraggiare e allontanare, specie in centro storico, Rialto e San Marco, ma anche nel resto della città. Da mesi la discussione tiene banco, l'ultima seduta in Consiglio comunale il 16 settembre scorso: prosecuzione dell'esame della proposta di deliberazione sulle misure di regolamentazione degli esercizi, ai fini della loro compatibilità con le esigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. La Lega di Silvana Tosi e Giovanni Giusto vuole «l'indicazione del luogo di produzione del prodotto, espressamente in vetrina, con legenda visibile, estesa a tutto il territorio comunale, come definito dagli articoli 22 e 23 della legge regionale dell'8 ottobre 2018».

Produzione locale

«Tale richiesta di indicazione del luogo di produzione del prodotto - si legge nell'emendamento, riguarda - qualsiasi negozio di attività artigianale, artistica, tipica, tradizionale locale». «Mi auguro - commenta Tosi - che avrà il consenso della maggioranza e della minoranza perché potrebbe diventare uno strumento utile e deterrente per la contraffazione, ma anche uno stimolo di controllo per contrastare il mercato del falso. Ricordo che, ad esempio, si presume che il 70-80%  del vetro artistico venduto come Murano glass, non sia prodotto a Murano». «Quello che ha origine in città va tutelato perché Venezia rimanga viva - commenta il consigliere delegato alle Tradizioni Giovanni Giusto - e serve a garantire la continuità della produzione e la sopravvivenza di chi produce. E non si possono tutelare solo San Marco e Rialto. Allarghiamo il buon turismo solo creando qualità e mestieri che oggi sono in fase di estinzione. L'artigianato veneziano è Venezia. E non mi riferisco solo al vetro di Murano».

Categorie ammesse

Nella proposta di delibera, del 26 luglio scorso, Comune e associazioni hanno cercato di mettere nero su bianco i settori ammessi nelle aree centrali della città, in fatto di nuove aperture (anche per trasferimento): commercio al dettaglio e produzione del settore di moda di alta gamma, librerie, gallerie d’arte e antiquari, arredamento e design, commercio e produzione di oggetti preziosi, commercio di orologi di alta gamma, commercio e restauro di oggetti d’arte, cose antiche o articoli d’antiquariato, articoli di numismatica e filatelia, artigianato artistico, tipico, tradizionale e storico. «Il provvedimento si aggiunge al nostro stop ai take away e alla vendita di paccottiglia, misura recepita dalla Regione, alla nuova regolamentazione delle attività di somministrazione di alimenti e bevande, estendendo le 'microzone' del territorio, e al blocco del rilascio di permessi di ampliamento o di nuove concessioni di suolo pubblico, misura che abbiamo reiterato - ha detto l'assessore Zuin -. Mi appello ai consiglieri regionali - ha concluso - per un'approvazione definitiva e veloce della delibera, in modo che diventi il più presto possibile effettiva. Il testo - ha concluso - è il frutto di una serie di confronti anche con le associazioni di categoria, si tratta di un documento sostanzialmente condiviso».  

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