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Giancarlo Galan non torna in carcere: sconterà il resto della pena ai domiciliari

Ovvero ancora quasi un anno residuo di quanto assegnato all'ex governatore per tangenti nel caso Mose. Il giudice ha deciso così dopo averne valutato le precarie condizioni di salute

Resta agli arresti domiciliari Giancarlo Galan, ex presidente del Veneto coinvolto nel caso delle tangenti del Mose: così ha deciso il tribunale di sorveglianza di Padova, respingendo perciò la richiesta della Procura di Venezia che ne aveva proposto il trasferimento in carcere. Contemporaneamente, però, viene respinta anche la richiesta di affidamento in prova presentata dagli avvocati difensori Nicolò Ghedini e Antonio Franchini. Significa che l'ex governatore dovrà scontare il resto della pena che gli spetta, quasi un anno, in casa sua, evitando i contatti con l'esterno. In tutto a luglio 2015 Galan aveva patteggiato due anni e 10 mesi, oltre ad un risarcimento di 2 milioni e mezzo di euro.

Il giudice ha evidentemente riconosciuto che le condizioni di salute dell'ex "doge", affetto da patologie croniche, giustificassero un provvedimento di questo tipo. Tra le ultime vicende di cui Galan si è reso protagonista c'è anche il presunto danneggiamento di villa Rodella a Cinto Euganeo, sui cui la Procura di Rovigo ha avviato un'inchiesta: prima della consegna allo Stato, infatti, il politico aveva ben pensato di portarsi via sanitari e termosifoni. Successivamente ha restituito il "maltolto" spiegando di avere agito in buona fede, ma l'episodio potrebbe avere influito in modo negativo sulla decisione del giudice.

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