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«Indennità più alte agli assessori», il sindaco Vesnaver spegne la polemica

«Sono le amministrazioni precedenti ad aver sbagliato i calcoli, dal 2006. Noi abbiamo applicato la maggiorazione prevista dal decreto ministeriale seguendo la legge, non a discrezione o per scelta»

Iniziata a neanche un mese e mezzo dall'insediamento della giunta nel Comune di Spinea, la guerra fra maggioranza e opposizione si è concentrata sulla questione delle indennità agli assessori. «Subito aumentate», secondo l'ex vicesindaco e consigliere Emanuele Ditadi. «Correttamente calcolate e assolutamente in linea con quelle delle amministrazioni precedenti, al centesimo», secondo il neosindaco della Lega, Martina Vesnaver. «La delibera sui compensi del sindaco, vicesindaco e assessori è un atto tecnico - commenta il segretario generale Guido Piras -. I controlli chiesti dal primo cittadino, a seguito delle controversie emerse, hanno portato in luce un errore nel calcolo degli adeguamenti, stabiliti dalla legge, che è stato compiuto in precedenza. Uno sbaglio fatto di sicuro in buona fede, ma che non autorizza di certo la minoranza ad attribursi alcun merito, né tanto meno a screditare la giunta comunale attualmente insediata, come se l'inserimento di quel parametro, il 3%, stabilito per decreto ministeriale, fosse discrezionale, cioè a scelta dell'amministratore».

L'anomalia

L'indennità del sindaco, calcolata anche in base al criterio della densità di popolazione del Comune, dal 2006 a oggi è pari a 2.872,53 euro lordi. Da questa si ricava il compenso del vicesindaco, al 55% rispetto a quella del primo cittadino, e quella degli assessori: al 45%. L'anomalia risale al 2006, quando la finanziaria all'epoca stabilì un taglio del 10 per cento dei compensi nei Comuni aventi determinate caratteristiche. Una decurtazione che poi la Corte dei Conti valutò come permanente. Che avrebbe cioè dovuto essere applicata anche negli anni successivi. E così hanno fatto, giustamente, le amministrazioni spinetensi passate. Ma c'è stato un errore. Anzichè applicare la maggiorazione del 3% stabilita per decreto ministeriale e poi applicare la decurtazione del 10, su tutte le indennità: prima quella del sindaco e quindi, in percentuale, quella di tutti gli altri amministratori locali, vicesindaco e presidente del Consiglio, e assessori, è stata riparametrata solo quella del primo cittadino, mentre tutte le altre sono rimaste invariate. Da qui la differenza (l'ex vicesindaco Ditadi ha infatti dichiarato una indennità di 1533,88 euro, contro i 1579,89 dell'attuale vicesindaco, mentre per gli assessori erano 1254,99  euro, contro i 1292,64 attuali). Imputabile però a quell'errore. «Indennità e maggiorazioni sono rimasti immutati dal 2000, dall'anno cioè del decreto ministeriale 119 in cui sono contenute le modalità di calcolo dei compensi degli amministratori comunali - sottolinaeno Vesnaver e Piras -. L'attacco della minoranza ci ha colto impreparati, quando dalla delibera del 4 luglio scorso, che è stato un atto di ricognizione e verifica dei parametri, che è dovuto, sono emerse le differenze con la giunta Checchin».

Il 3 per cento

La maggiorazione, spiega il segretario, «va applicata quando nei comuni da 10 mila a 59 mila e 999 abitanti le entrate proprie dell'ente ammontano al 55% del totale. La verifica del bilancio previsionale del 2019 ha confermato che questa condizione è presente, ma la verifica andava effettuata tutti gli anni, a partire dal 2006, cioè da quando è stata prevista». Andando a verificare poi la presenza dei requisiti per l'applicazione delle altre maggiorazioni previste dal decreto ministeriale 2006, del 2% e del 5%, la segreteria del Comune ne ha invece riscontrato l'assenza, mentre sono venute meno altre norme che in passato consentivano aumenti facoltativi. «Si può dire con assoluta certezza - afferma Piras - che l'indennità oggi percepita dal sindaco è quella corretta. Stessa affermazione vale anche per quella percepita dai sindaci dal 2006 a oggi».

Il ricalcolo delle altre

«Avendo a parametro la delibera comunale del 4 luglio 2019, sono state perciò calcolate le giuste indennità spettanti al vicesindaco e agli assessori - continua il segretario generale - . Le stesse che invece, dal 2006 a oggi, non sono state determinate in modo giusto, perché non sono state riparametrate all'indennità del sindaco. È da ritenere errata anche quella del presidente del Consiglio comunale a partire dal 2006. In sostanza l'errore consiste nel fatto che da allora è stata applicata la maggiorazione del 3% solo alla carica di primo cittadino e non agli altri componenti della giunta comunale. È sbagliato conclude Piras - dire che è doveroso sul piano morale dovervi rinunciare. Chi rinuncia all'indennità lo fa esplicitamente, con dichiarazione formale e per scelta, ma si tratta di un argomento diverso». 

L'attacco

«Sono state spese risorse dei cittadini per verificare i temi alla base dell'attacco della minoranza - dichiara Vesnaver - affermazioni  equivoche e non veritiere. Non c'è nessun aumento dell'indennità. C'è stato un uso strumentale e mistificatorio del nostro operato. Dispiace constatare che con questi attacchi si ottiene il risultato di allontanare i cittadini, anche i più giovani, dalla buona politica. Per assurdo abbiamo potuto constatare che la nostra giunta, composta da persone più giovani, ci consente un risparmio di oltre 1000 euro, rispetto ad altre in cui vi è una maggior presenza di liberi professionisti o pensionati». «Una mossa vergognosa fatta a colpi di locandine che hanno offeso l'onorabilità di questa giunta - attacca il consigliere Giovanni Da Lio. Questa mistificazione non porta assolutamente del bene alla città e chiediamo alla stampa, ai titolisti, che venga sempre concesso il beneficio del dubbio. Nei giorni scorsi siamo stati fermati e additati dai cittadini per strada. Si pensi sempre alla rispettabilità delle persone e delle cariche pubbliche».


 

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