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Piscina riservata a donne musulmane, Sbai: "Inaccettabile"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di VeneziaToday

"A Casablanca le donne vanno in piscina con il costume senza problemi, assieme a tutti gli altri, mentre a Mestre, in Italia, si crea uno spazio di nuoto 'riservato' per le donne di religione islamica, affinché non stiano a contatto con uomini e possano indossare il burkini, qualora ci siano donne cristiane. Ci hanno provato con le spiagge e con altri luoghi pubblici. Ora, e non è la prima volta, con la piscina. È il segno dell'avanzata costante, lenta ma inesorabile di un pensiero che sgretola pian piano la normalità dei diritti nel nostro Paese. Queste pseudo-tradizioni rischiano di divenire inaccettabile normalità: non facciamo diventare l'Italia un altro Afghanistan, perché è così che si inizia".

Così Souad Sbai, giornalista e presidente dell'Associazione Donne Marocchine in Italia, commenta l'iniziativa, a Mestre, della Polisportiva Bissuola e dell'Uisp di riservare per un'ora e mezza la piscina alle donne di religione islamica e chiuderla a uomini e estranei.

"E' scandaloso che si accetti un comportamento del genere in Italia, dove si grida alla violazione dei diritti delle donne e non si vede una discriminazione di questa portata. Le donne italiane non dovrebbero accettare una violazione così grave; se uno vuole stare solo in piscina, può affittarla e farci entrare chi vuole. Altrimenti sta a casa. Ma chiuderla per un tempo stabilito e riservarla a chi non può incontrare uomini è qualcosa di inaccettabile. L'Italia è un Paese in cui donne e uomini convivono insieme da sempre e non è accettabile né questo comportamento discriminatorio né il silenzio delle donne italiane, che è, in questo contesto, ancor più grave dell'accaduto stesso".

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