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"E REFERENDUM SIA" Regione, primo ok al voto sull'indipendenza

In commissione affari istituzionali passano sia il progetto di consultazione popolare "indipendentista", sia quello "autonomista". Opposizione critica

E referendum sull'indipendenza sia. Almeno secondo la commissione Affari istituzionali del Consiglio regionale del Veneto. Entrambi i progetti di legge in discussione da un anno, il più "forte" e il più "sfumato" sull'indizione di una consultazione popolare per sondare la volontà dei cittadini veneti su una possibile scissione o una maggiore autonomia rispetto a Roma sono infatti passati con una maggioranza di 34 voti (Lega, Forza Italia, Ndc, Futuro popolare e Unione Nordest). Su sessanta totali. L'opposizione (Pd, Italia dei valori, Sinistra veneta) ha abbandonato l'aula in segno di protesta, non partecipando alle votazioni. Sottolineando come in caso di un provvedimento anticostituzionale adottato dal Consiglio regionale quest'ultimo rischi lo scioglimento. In più si punta il dito contro la presunta mancanza di copertura finanziaria di entrambe le proposte.

La commissione ha deciso di stralciare la norma finanziaria da entrambe le proposte di legge, affidando al successivo esame dell'aula il compito di individuare le fonti di copertura del costo di una consultazione referendaria regionale, stimata nell'ordine di 14 milioni di euro. Un costo che, secondo il presidente della commissione Costantino Toniolo, potrebbe essere ridotto a un terzo se il referendum verrà indetto in concomitanza con una consultazione elettorale ordinaria.

Dopo l'iniziativa telematica di "Plebiscito.eu", dunque, si guadagnano la ribalta delle cronache politiche anche due proposte referendarie che dovranno essere discusse da palazzo Ferro-Fini (con il Governo e il Parlamento che, in quanto organi superiori, potrebbero comunque quasi in ogni momento bloccare l'iter per l'indizione di un referendum). La prima, firmata dal consigliere di Futuro Popolare Stefano Valdegamberi, va dritta al sodo: "Vuoi che il Veneto diventi una Repubblica indipendente e sovrana?". La seconda, più sfumata, è stata presentata dal presidente della commissione Costantino Toniolo e da Carlo Alberto Tesserin, entrambi del Nuovo Centro-Destra. In questo caso si chiede ai veneti se vogliano o meno maggiore autonomia da Roma. Autonomia fiscale soprattutto. Anche quest'ultimo progetto è stato approvato con gli stessi voti meno uno, grazie all'astensione di Leonardo Padrin, capogruppo di Forza Italia.

La notizia è di per sé positiva e ci aiuterà ad accelerare l’applicazione dell’esenzione fiscale totale che permetterà ai cittadini e alle imprese venete di non pagare più le tasse illegittime del peggiore inferno fiscale del mondo - ha dichiarato Gianluca Busato, il promotore del referendum di Plebiscito.eu - Ora speriamo che l’aula di Palazzo Balbi al momento della votazione definitiva non prepari la classica marmellata italianista con quesiti multipli, perché in tal caso non si tratterebbe solo di battaglia di retroguardia, ma di autentico tradimento che in altre epoche sarebbe stato punito con la fucilazione sul campo e senza processo. Di fatto il consiglio regionale sta cercando di inseguire l’azione della Delegazione dei Dieci (che si riunirà stasera a Padova, ndr) e il suo disperato tentativo è l’espressione di una sorta di rigor mortis della bestia sanguinante, ferita a morte dalla volontà popolare emersa dalle urne con una maggioranza schiacciante. Credo che in cuor loro molti consiglieri confidino nella bocciatura da parte della corte costituzionale".

"Il progetto di legge numero 342 di Valdegamberi non sta in piedi nemmeno con le stampelle - ha commentato a margine della votazione il consigliere regionale dell'Italia dei Valori Gennaro Marotta - Non è vero che questo progetto di legge vuole solo indire il referendum per chiedere l'indipendenza, idea già abbastanza insensata di suo. Perché l'articolo 4 dice che, in caso di esito positivo della consultazione, il Consiglio regionale adotta le conseguenti determinazioni nel rispetto della volontà del popolo. Come dire che l'indipendenza la si vuole anche fare. E' inaccettabile proporci di votare un atto contrario alla Costituzione".

"La risposta al malessere dei veneti non è l'indipendenza dall'Italia e tanto meno un referendum sul tema. La strada da percorrere è quella di eliminare le ingiuste disparità tra le Regioni e di ridurre il loro numero, creando una Regione del Triveneto". Così Lucio Tiozzo capogruppo del Pd, e Franco Bonfante, vicepresidente del Consiglio regionale, motivano l'uscita del Pd dall'aula prima che la commissione desse il via libera ad entrambi i referendum, quello sull'indipendenza e quello sull'autonomia del Veneto. "Il referendum sull'indipendenza è uno specchietto per le allodole - dichiarano in una nota - l'obiettivo è creare un'illusione che rischia di alimentare ancora di più la rabbia e il malcontento, perché si tratta di una proposta impraticabile, costituzionalmente illegittima. Lo stesso Consiglio regionale infatti, se dovesse dare il via libera, potrebbe essere sciolto dal Presidente della Repubblica". Gli esponenti del Pd contestano, inoltre, il "costo esorbitante della consultazione", stimato nell'ordine di 14 milioni di euro, e poi l'anomalia geografica che si verrebbe a creare con un Veneto indipendente: il confinante Friuli resterebbe terra italiana ma completamente isolato dal resto del Paese.

Diversa l'opinione del governatore del Veneto, Luca Zaia, che ha invece spiegato come "la strada da seguire su un eventuale referendum per l'indipendenza è quella della Catalogna; ci si dà l'obiettivo e si praticano, giorno dopo giorno, con pazienza, tutti i passaggi giuridici", ha spiegato. Quello del parlamentino regionale, ha aggiunto, "è un voto che permetterà ai consiglieri di discutere di questi due provvedimenti. E già il dibattito è importante. Io mi auguro che si arrivi rapidamente all'approvazione della legge per l'indizione del referendum, dopodiché inizieremo il nostro confronto giuridico a livello nazionale".

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