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Zaia: "PaTreVe? Inammissibile", sull'Arsenale: "Governo ridicolo"

Il presidente della Regione si dice contrario all'unione tra Venezia, Padova e Treviso: "Porta di più ad alcuni veneti e neno ad altri. Nella provincia si riconosce l'identità di un popolo"

I temi del riordino delle province e della città metropolitana restano tra gli argomenti più caldi dell'agenda regionale e il presidente della Giunta, Luca Zaia, ha voluto ancora una volta chiarire la sua posizione. "Già dieci anni fa, in tempi non sospetti - ha premesso - dissi che la PaTreVe non era la soluzione e che l'area metropolitana del Veneto coincide con l'intero Veneto stesso. Le aree di coordinamento, all'insegna dell'efficienza, ben vengano e si possono fare in qualsiasi momento. Ma che si pensi a soggetti giuridici che portino di più ad alcuni Veneti e meno ad altri - spiega - non è una posizione che condivido, anche perché il mio ruolo è quello di difendere la perequazione tra cittadini e tutti i territori devono avere le giuste possibilità di autonomia".

Secondo Zaia, riferendosi alle Province, "la spending review, all'articolo 18, non prevede un ruolo decisorio da parte della Regione, ma solo la costituzione di un tavolo per elaborare un progetto. E poi il Governo non ha eliminato le Province, riguardo alle quali noi cittadini percepiamo la dimensione identitaria ed è giusto che che ognuno porti la sua identità, ma solo i presidenti e le giunte attuali, chiedendo di sostituirli con presidenti e giunte eletti dai sindaci".

Sempre sul tema della Città metropolitana di Venezia, Zaia cita lo stesso articolo 18 per sottolineare di aver "l'impressione che, riguardo al caso di Padova, ci sia un vuoto normativo, non parlando la legge di altre province che entrino a far parte della Città metropolitana, ma prevedendo solo la facoltà dei Comuni della Provincia originaria di aderirvi o no".

Infine il presidente della regione trova "assurdo estendere la Città all'intero territorio provinciale, con casi come quello di Cinto Caomaggiore, che chiede di andare in Friuli. E poi, pur non avendo nulla contro l'idea di una Città metropolitana, affermo che ci vuole coraggio a dire che l'intera provincia di Venezia è tessuto metropolitano: lo è riguardo alla città di Venezia e al suo hinterland, ma, al di fuori, passano chilometri in mezzo alla campagna tra un comune e l'altro. Quando si cita l'esempio di Roma capitale, ho l'impressione che qualcuno non abbia ben chiari i dati delle due realtà".

Zaia, nell'occasione, torna anche sulla polemica con il ministro Patroni Griffi: "premettendo che non bisogna dimenticare che il parere espresso dalla Regione non è diretto, ma nasce dal confronto col territorio, ho l'impressione che si stia assistendo a una sorta di 'divide et impera'". Zaia ricorda che "é scritto nella stessa Costituzione che la Regione deve fare le leggi e gli enti locali devono gestirle" e riferendosi alle competenze aggiuntive delle Città metropolitane rispetto alle Province osserva che "se si tratta di aggiungere le competenze su trasporti, mobilità, sviluppo economico e pianificazione territoriale, non serve un soggetto giuridico specifico. E, mi chiedo, perché non diamo a chiunque queste competenze ulteriori? Perché, ad esempio, le diamo a Venezia e non a Verona?. E non serve mettersi assieme per risparmiare, mentre sarebbe grave se servisse una legge nazionale. Le leggi bisogna farle qui - conclude - e non andare a Roma a chiederle. In tal senso, dopo le recenti dichiarazioni, dò il benvenuto al sindaco di Venezia Orsoni nella battaglia per l'autonomia e il federalismo".

Il presidente della Regione si riferisce alla querelle sull'Arsenale. La prossima apertura dell'asta per le concessioni demaniali lo porta ad attaccare apertamente il Governo. "Dovrebbe - spiega - lanciare all'asta i Ministeri, perché, ogni volta che vado a Roma, vedo sempre le stesse auto blu e la stessa gente di prima". "I sindaci - prosegue Zaia - hanno ragione, perché il vero problema è il sopruso: la gestione da Roma del territorio demaniale veneto. Con il caso dell'Arsenale abbiamo toccato il ridicolo ma, andando avanti così, sarà sempre peggio". L'ultima stoccata a Roma Zaia la lancia sul tema dei decreti legge. "Se fosse un Governo normale a fare questo uso dei decreti legge con voto di fiducia allo scadere dei sessanta giorni - commenta - sarebbe da tempo sparito". (Ansa)

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