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Salute

Trapianti di nervi: i neurochirurgi dell'ospedale dell'Angelo operano "da donatore"

Lavoro di squadra tra Neurochirurgia dell'ospedale dell'Angelo e Banca dei Tessuti di Treviso, alla ricerca di soluzioni innovative per il trapianto di nervi

Neurochirurgia dell’Angelo e Banca dei Tessuti di Treviso: due realtà di primo livello lavorano insieme per una soluzione innovativa quanto al trapianto di nervi. "Càpita di frequente all’ospedale dell’Angelo - spiega il dottor Franco Guida, primario di Neurochirurgia - che la nostra équipe si trovi ad operare su chi ha subìto un incidente, sul lavoro, o sulla strada, o nel tempo libero. E tra gli interventi che competono a noi neurochirurghi c’è la ricostruzione dei nervi danneggiati. Ebbene: la collaborazione della nostra équipe di Neurochirurgia con la Banca dei Tessuti di Treviso, centro di riferimento per la raccolta di tessuti da donatore, ci ha permesso di sviluppare una tecnica nuova, che va a ricostruire i nervi senza doverli prelevare dal paziente stesso, ma utilizzando appunto nervi di donatori deceduti".

Direttamente dal donatore

"Un nervo tranciato, o rovinato in un incidente - spiega il dottor Guida - non è più un grado di trasmettere gli impulsi dal cervello alla periferia. E così, per fare un esempio, un arto che, dopo un incidente, risulti isolato dal sistema nervoso centrale, è ovviamente inutilizzabile, come paralizzato. Così come è importante ricomporre un osso fratturato, o ricucire un muscolo, allo stesso modo è essenziale che sia ripristinato  un nervo tranciato: "In alcuni casi - continua - il neurochirurgo riesce a ricongiungere le due parti di un nervo tranciato: ricucendole insieme, rimette il nervo nelle condizioni di essere percorso dagli impulsi nervosi e di farli arrivare là dove producono movimento. Ma quando ad essere resa inutilizzabile dall’incidente è un’ampia porzione di un nervo, occorre praticare una giuntura, utilizzando uno spezzo di nervo ‘aggiuntivo’. La soluzione tradizionale porta il neurochirurgo a prelevare dal paziente stesso, da una zona periferica del corpo, una parte di nervo sano, che viene poi riutilizzata per collegare i due tronconi del nervo tranciato. La soluzione sperimentata e utilizzata all’Angelo porta ad utilizzare invece il nervo di un donatore, selezionata e messa a disposizione della Banca dei tessuti".

Doppio vantaggio

Il vantaggio è duplice. Innanzitutto, il paziente non viene sottoposto a due interventi, uno per prelevare la porzione di nervo sano e uno per ricollocarla a ricongiungere le due parti di nervo danneggiato. In secondo luogo si evita così al paziente un deficit permanente, e cioè la perdita di sensibilità di quella parte del corpo da cui il nervo sensitivo è stato asportato. Il risultato del trapianto non cambia, sia che si usi un nervo prelevato dal paziente stesso, sia che si utilizzi, come sano fare a Mestre, un nervo da donatore: una volta che il neurochirurgo ha ricollegato le due parti del nervo che era stato danneggiato, lo spezzone aggiunto costituisce il binario attraverso cui il nervo ricresce, rafforzandosi e consolidandosi, ricostruendosi in sostanza di nuovo come via di conduzione degli impulsi nervosi.

"Soluzione funzionale"

"Dalla collaborazione tra strutture e tra specialisti della sanità - sottolinea il direttore dell’Ulss 3 Giuseppe Dal Ben - scaturiscono soluzioni funzionali e risposte efficaci. All'ospedale dell’Angelo le possibili collaborazioni sono tutte colte come opportunità, sia quelle che portano a rapporti con enti esterni, sia quelle interne all'ospedale. I risultati, anche limitandoci al solo ambito di lavoro della neurochirurgia, sono molteplici: a fianco di questi trapianti di nervi da donatore, nati in collaborazione con la Banca dei Tessuti di Treviso, è sufficiente citare gli interventi chirurgici sul cervello o sul midollo spinale con paziente sveglio, possibili proprio grazie alla collaborazione con i neurofisiologi, o gli interventi di neuromodulazione dell’epilessia, realizzati in collaborazione con gli specialisti neurologi. A dimostrazione che anche nelle alte specialità, non si cresce da soli, ma si migliora intrecciando le esperienze e le carte a disposizione".

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