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Docenti diplomati a rischio, Donazzan si rivolge al ministro Fedeli. Ma lei: "Non sarà a Mestre"

L'assessore regionale all'Istruzione aveva segnato col circoletto rosso l'incontro di sabato al Candiani per discutere della scuola: "Non si lasci la patata bollente al nuovo governo"

Sulla vicenda dei docenti diplomati ma non laureati, assunti con riserva sulla base di precedenti sentenze del Consiglio di Stato e ora a rischio di licenziamento dopo l’ultimo pronunciamento del dicembre scorso, le Regioni chiedono al ministero dell’Istruzione di essere protagoniste del confronto istituzionale e di partecipare alle possibili ipotesi di soluzione. In questo senso, l'assessore Elena Donazzan, avrebbe sperato in un faccia a faccia con il ministro Valeria Fedeli sabato a Mestre, in occasione del convegno che il sindacato Cisl ha organizzato al centro Candiani sul tema “Veneto, per una scuola di serie A, aperta, autorevole e autonoma". Purtroppo non ci sarà alcun chiarimento "vis-à-vis", poiché in una nota l'esponente del governo Gentiloni ha sottolineato che oramai da una decina di giorni si era declinato l'invito al convegno.

"Necessario un confronto urgente"

Nell'occasione l'assessore veneta si era ripromessa di formulare al ministro anche la propria proposta sui docenti assunti senza laurea. "Gli assessori regionali all’Istruzione, formazione e lavoro, riuniti nella nona commissione della Conferenza delle Regioni - ha spiegato Donazzan - hanno sollecitato il ministro Fedeli e il sottosegretario Vito De Filippo ad un confronto urgente, offrendo la totale disponibilità a collaborare con il ministero per individuare le vie possibili per dare una soluzione equa all’intricata vicenda e garantire in serenità la continuità dell’anno scolastico”.

"Risolvere subito il problema"

"La Regione Veneto, con la propria proposta di autonomia - ci tiene a precisare l'assessore - sta negoziando la programmazione della gestione degli organici. Programmazione che si è dimostrata essere il vero fallimento della scuola italiana, e non solo nell’ultimo periodo, e che vede nella sentenza del Consiglio di Stato un 'vulnus' politico, perché lascia governare la scuola alla magistratura amministrativa, peraltro in piena contraddizione con se stessa. La politica - ha concluso Donazzan - deve tornare a mettere al centro delle scelte per la scuola la qualità dell’insegnamento per gli studenti e per i docenti. Proporrò, pertanto, al ministro di non lasciare al prossimo governo la soluzione, ma di trovare immediatamente la risposta che dovrà tener conto dell’effettivo insegnamento avvenuto in un arco temporale, che potrebbe essere quello dei 36 mesi già normalmente definito nelle normative comunitarie, nonchè dei diritti acquisiti con i titoli, non solo la laurea, ma anche i concorsi".

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