IMMERSIONE TRA LE ARTI recensione dello spettacolo AQUA
L’acqua dalla sorgente alla foce, dalle nuvole alla pioggia: è questo il tema sul quale si focalizza AQUA, il progetto collettivo in forma di installazione multimediale che integra voci, strumenti e musica elettronica dal vivo andato in scena per la prima volta il 28 Maggio a Venezia in occasione di Expo 2015. Una performance d'acqua nella città dell'acqua. Un'esperienza multisensoriale che coinvolge musica, voce, teatro e danza con la collaborazione della coreografa Alexandra Foffano, Maestra ospite del laboratorio, che ha sapientemente integrato i movimenti della sua compagnia Murmure Trinsant alla complessa partitura firmata da diciotto fra compositori e sound designers, laureandi delle scuole di composizione sperimentale (prof. Corrado Pasquotti) e nuove tecnologie digitali (prof. Roberto Neri e Paolo Zavagna) con la regia del prof. Francesco Bellotto.
AQUA è uno spettacolo itinerante per quattro gruppi strumentali, due attori, quindici voci e otto danzatrici (più di cinquanta artisti tra compositori, esecutori informatici, strumentisti e ballerini) che si è svolto nei cortili di Palazzo Pisani, sede del Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, e che utilizza come pre-testo il ciclo dell’acqua per dare forma ad uno spettacolo dove lo spettatore, letteralmente avvolto e immerso nel flusso sonoro-visivo, viene accompagnato attraverso un percorso in continua mutazione, dalla goccia di pioggia all’ingresso in mare del fiume.
L’opera è stata pensata come un percorso sonoro e coreutico attraverso cinque isole composte da gruppi strumentali nelle quali la danza accompagna gli spettatori in un viaggio: si comincia con gli strumenti a pizzico (arpa, clavicembalo e chitarra) dove dalla porta d’acqua la prima ballerina Angelica Stecchi ammalia il pubblico con movenze eleganti e cariche di tristezza e ne è guida verso la seconda isola, dove viene accolta dagli archi e da una seconda danzatrice che emerge dal pubblico. Attraversando i cortili del Conservatorio compaiono due attori e una terza danzatrice avvolta in una nuvola. Procede il viaggio con una danza elegante tra scienti suoni di tastiere, corni e trombe provenienti dalla terza isola dove i Canti Orfici di Dino Campana e le coreografie di Alexandra Foffano si intrecciano perfettamente alle composizioni dei giovani autori del Conservatorio e le sperimentazioni elettroniche degli studenti. Un’altra danzatrice affiora dal pubblico lasciando cadere la sua veste e insieme a flauti e clarinetti, dall’ultimo cortile, annuncia la babele di voci in quindici lingue diverse dove gli uomini combattono fra loro; qui altre quattro ballerine compaiono all’orizzonte e l’esterno si scontra con l’interno in uno spumeggiante mare in tempesta. Il percorso quindi si ripete senza soluzione di continuità, a ribadire l’ininterrotto ciclo dell’acqua che sempre riconduce all'inizio del viaggio, in un circolo senza fine creando così uno spettacolo fluido, ciclico, mai uguale a se stesso. La ‘babele’ delle lingue che rappresentano l’universalità del tema, incarnata dalle varie nazionalità degli artisti partecipanti e dei testi messi in scena, ricorderà all’ascoltatore che l’acqua è un diritto di tutti.
Sophia Micaela