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Mestre San Donà di Piave

Brutale rapina con machete in casa: due banditi fermati a Mestre

Avevano agito l'1 gennaio in un'abitazione di San Donà. Un terzo è da rintracciare. Pistola e coltello trovati in una lavatrice ancora sporchi di sangue

Si erano resi responsabili di una rapina violenta e sanguinosa a San Donà di Piave. Ora, dopo alcuni giorni di indagini serrate, il cerchio si è stretto attorno a tre persone di origini sudamericane, due delle quali sono state fermate nella tarda serata di venerdì a Mestre. Un terzo componente della banda risulta ancora da rintracciare, ma è possibile si trovi all'estero. L'operazione è stata condotta dai carabinieri del nucleo operativo radiomobile della compagnia di San Donà, in collaborazione con il nucleo investigativo del comando provinciale di Venezia.

I malviventi nel pomeriggio del primo dell'anno hanno fatto irruzione in un appartamento di via Giorgione a volto scoperto e armati di machete, coltello e pistola (finta): lì hanno rapinato, picchiato e ferito gli inquilini e un amico, due ragazzi colombiani e una giovane donna sandonatese. Gli intrusi hanno subito chiarito le loro intenzioni: "Dateci diecimila euro", anche se in realtà poi ne hanno ottenuti solo 400. Non soddisfatti, si erano impossessati anche di un cellulare, una tv e un paio di scarpe, mentre una dei due giovani è stato accoltellato a una gamba e soccorso dai medici del 118. Ma la violenza non aveva risparmiato nessuno: tutti e tre gli aggrediti, rispettivamente di 18, 20 e 21 anni, erano stati colpiti alla testa con il calcio della pistola. Subito. Poi sono stati costretti a rimanere in una camera, senza poter lanciare l'allarme. E' stato il terrore per dieci minuti buoni.

Grazie alle testimonianze (i banditi hanno agito a volto scoperto) e ai riscontri fotografici due dei presunti colpevoli sono stati rintracciati in un bar di Mestre. Si tratta di C.D.S., domenicano di 31 anni con precedenti, e A.J.S., connazionale e coetaneo, entrambi senza fissa dimora: sono stati sottoposti a perquisizione personale, dopodiché i carabinieri hanno passato al setaccio un b&b abusivo sul Terraglio frequentato dai delinquenti e l'abitazione di comuni amici. All'interno, nascosti dentro una lavatrice, hanno trovato una pistola giocattolo e un coltello sporchi di sangue. Il machete, invece, manca all'appello. Uno dei due fermati, infatti, da qualche giorno aveva ottenuto l'ospitalità di un'amica residente nella zona della Bissuola: è stato lì che i carabinieri hanno trovato le armi. I delinquenti avrebbero bazzicato nell'area mestrine per tre o quattro giorni. Gli investigatori dell'Arma, però, erano riusciti a mettere sotto controllo i cellulari dei due fermati (non intestati a loro), avendo la possibilità di controllare quali celle agganciavano. Il cerchio si è stretto sempre di più, fino ad arrivare ai fermi. Prima che entrambi, molto mobili sul territorio, potessero scappare.

Ancora da stabilire con esattezza le motivazioni dell'episodio, che potrebbero andare oltre la "semplice" rapina a scopo di furto: al vaglio, tra l'altro, l'ipotesi che si tratti di un regolamento di conti per altre questioni, magari di droga. Il sospetto è che possa essersi trattato di un possibile scambio di persona, visto che l'appartamento di San Donà era in realtà concesso ai tre giovani in subaffitto da un altro dominicano, il cugino di uno dei tre. Allo stato quest'ultimo si troverebbe lontano dall'Italia, ma il fatto che i tre delinquenti sapessero a quale campanello suonare in un condominio di diversi piani, induce a ritenere che sia stata un'azione mirata. Tanto più che gli intrusi hanno agito a volto scoperto, intimando di farsi consegnare i fantomatici diecimila euro che mancherebbero all'appello. Quale sarebbe la loro origine? Difficile stabilirlo, anche perché i due fermati avrebbero precedenti per vari tipologie di  reato. Compresa la droga. E poi manca all'appello il terzo complice dell'assalto, quello che teneva in mano il coltello. Il "capo" sembrava essere il malvivente che aveva il machete, dopodiché l'ultimo componente della batteria aveva usato il revolver finto.

Nel corso delle operazioni, oltretutto, è stato possibile procedere nei confronti del b&b abusivo mestrino in cui uno degli arrestati si era recato per passare la notte tra venerdì e sabato: sul posto è intervenuta la polizia locale veneziana, rilevando una serie di violazioni amministrative, commerciali ed edilizie. Di fatto si tratta di una struttura in nero, con sei alloggi ricavati in uno stabile dove per entrare non serviva essere registrati. Un possibile punto di riferimento, dunque, per chi dovendo muoversi nel Veneziano non voleva lasciare tracce dietro di sé.

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