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I comitati si incontrano e immaginano il futuro di Mestre: «Appunti per la città che vogliamo»

Un'assemblea pubblica è indetta per il 18 gennaio nella sala Laurentianum di piazza Ferretto. Tante realtà fanno le loro proposte mettendo al centro le necessità dei residenti e dei loro quartieri

I comitati avanzano le loro proposte per ridare vitalità ai quartieri della terraferma veneziana e cercano di immaginare uno sviluppo alternativo, che metta al centro le persone e l'inclusione sociale. L'idea arriva da alcuni gruppi di cittadini mestrini, molto diversi per provenienza e costituzione, che sul tema hanno indetto un'assemblea pubblica per il 18 gennaio al Laurentianum di piazza Ferretto (ore 18): sono il comitato spontaneo dei cittadini del parco Albanese-Bissuola, il gruppo promotore di Zelarino e dintorni, Loco, Marghera viva e pensante, Mestre mia, comitato Pertini, Rete studenti di Venezia e Mestre.

Proposte per la città

L'iniziativa si chiama "Quartieri in movimento: appunti per la città che vogliamo" e, precisano i promotori, non nasce con interessi di carattere elettorale. «Rappresentiamo varie zone e realtà della terraferma - spiegano - E lavoriamo da mesi a questa idea. Vogliamo evidenziare le criticità dei nostri quartieri e contribuire all'individuazione di interventi che riqualifichino e rivitalizzino queste aree». Questo perché «i cittadini devono essere protagonisti delle scelte relative alla trasformazione della loro città, non muti spettatori», mentre i fondi pubblici messi a disposizione «vanno usati per migliorare la vita di tutti i residenti, e non solo di alcune categorie».

Quartieri al centro

Critiche sono rivolte ad alcune delle scelte dell'amministrazione comunale, accusata di aver avviato un tipo di sviluppo urbano orientato troppo verso il turismo e poco attento alle necessità dei residenti. «Ci confrontiamo con i problemi della diffusione di droghe, della riduzione dei servizi sociali, dello svuotamento degli spazi pubblici e privati - aggiungono -. Da parte degli amministratori c'è una miopia di vedute: si chiude anziché aprire, si abbandona anziché rivitalizzare. Assistiamo all'allontanamento delle istituzioni, allo svuotamento delle funzioni delle municipalità. Quella del 18 gennaio è un'occasione che permette a tante persone di provenienza eterogenea di confrontarsi e discutere su questi temi».

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