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Clandestini e prostitute, sequestrato l'impero cinese del "re di via Piave"

Un sodalizio tra insospettabili "colletti bianchi" italiani e malviventi cinesi capeggiato da P.K., con base a Mestre. Undici arresti. Requisiti un hotel e sessanta tra immobili ed esercizi

Un'organizzazione che aveva messo in piedi un impero economico. Un sodalizio composto da cittadini di nazionalità cinese e insospettabili "colletti bianchi" italiani che in pochi anni era riuscito a ritagliarsi una posizione preminente nel traffico di clandestini e nello sfruttamento della prostituzione, tanto che gli agenti del Gico della guardia di finanza di Venezia hanno sequestrato anche un albergo, oltre a beni per una ventina di milioni di euro. Le indagini sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia lagunare.

L'operazione delle fiamme gialle è scattata nelle prime ore di stamattina. Gli accertamenti hanno portato all'emissione da parte del gip di Venezia di nove custodie cautelari in carcere, di due arresti domiciliari e tre divieti di dimora. Sotto sequestro sono finiti 60 tra appartamenti, negozi, centri massaggi cinesi, auto di lusso, conti correnti bancari oltre all'hotel.

Il "sistema" era gestito da un cinese di 36 anni, P.K., detto "Luca". In pochi anni ha messo le mani su mezza via Piave, a Mestre, trasformandola da zona residenziale in un'area ad alta concentrazione di centri massaggi e "case chiuse" made in China, i cui proventi venivano reinvestiti in immobili. Requisiti l'albergo Cortina di via Piave, 35 appartamenti e 22 negozi, prevalentemente della via mestrina, ma anche nel Padovano e a Cavarzere e San Donà di Piave. Inoltre sequestrate anche auto di lusso e una ventina di conti correnti.

"Oggi tiriamo le fila di un'eccellente operazione" hanno detto il procuratore della repubblica Luigi Delpino e il comandante regionale delle fiamme gialle, il generale Walter Cretella Lombardo, che ha sottolineato il "profilo alto della criminalità asiatica". Una indagine "certosina" durata oltre un anno condotta dal Gico e dal Nucleo di Polizia tributaria, supportati dal Reparto Analisi e Relazioni Internazionali del Comando Generale e dallo Scico, che ha avuto uno dei suoi momenti centrali nella capacità di un finanziere infiltrato di diventare il "braccio destro" sul fronte contabile del 36enne, conosciuto come il "re di via Piave". Il meccanismo messo in piedi, secondo gli inquirenti, era semplice e oliato negli anni: ai cinesi giunti in Italia con visti turistici venivano "create" le condizioni per ottenere i permessi di soggiorno, grazie a false attestazioni di lavoro o residenza, in cambio di migliaia di euro, poi il denaro veniva prontamente reinvestito in case, attività commerciali e altro.

Non direttamente però, ma attraverso l'accensione di mutui, a fine di mascherare l'ingente disponibilità di liquidi. Se chi non poteva pagare era donna, veniva avviato alla prostituzione. Il "sistema" architettato dal "capo" inizialmente era a regime familiare - arrestati anche la mamma e uno zio - poi P.K. si é avvalso di italiani per seguire l'iter delle pratiche burocratiche o per trovare appartamenti dove far risultare le false dimore dei connazionali. Di quest'ultimo aspetto si interessava un agente immobiliare di Cavarzere che offriva migliaia di euro ai titolari di case per "piazzare" le residenze di gruppetti di cinesi.

Sono 55 le persone indagate nell'inchiesta, nella quale è ipotizzato anche il reato di associazione per delinquere, e 150 le perquisizioni fatte in queste ore. P.K. aveva domiciliato la sua base operativa al numero 168 di via Piave, un numero che nella cabale cinese porta fortuna, come hanno ricordato i comandanti del nucleo d polizia tributaria e del Gico, Renzo Nisi e Nicola Sibilia; ma 168 è anche il nome dato dai finanzieri all'operazione che ha sgominato l'organizzazione.

In manette anche la madre, la moglie e lo zio di P.K. All'inizio infatti il sistema sarebbe stato "a conduzione familiare", per poi allargarsi a parte del Veneto.

ORSONI: "OPERAZIONE MOLTO IMPORTANTE" - "Mi compiaccio vivamente per il lavoro portato a termine nelle prime ore di questa mattina dalla Procura della Repubblica e dalla guardia di finanza che chiude positivamente una lunga e complessa indagine - commenta il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni - Un'operazione che considero di fondamentale importanza per tutto il nostro territorio e che va nel segno del perseguimento dell'obiettivo di una sempre maggiore affermazione della legalità in tutto l'ambito comunale e in particolare in via Piave a Mestre. Con questa operazione - continua il primo cittadino - vengono facilitati per questa amministrazione i programmi di recupero sociale e ambientale di una zona particolarmente delicata della nostra città".

I COMPLIMENTI DI ZAIA: “Voglio fare i miei complimenti alla guardia di finanza - ha dichiarato il presidente del Veneto Luca Zaia - Questi reati rappresentano un danno economico spaventoso per la società civile. E' francamente insopportabile constatare che questi circuiti godevano anche della complicità di “colletti bianchi” italiani. Questo genere di illeciti non è purtroppo una novità e va invece sgominato: invito tutti i cittadini a collaborare con le forze dell’ordine, a segnalare ogni irregolarità e ogni sospetto".

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