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I residenti di via Piave prendono carta e penna: "Qui la legge è un optional"

Gli abitanti di via Monte San Michele, vicino alla stazione, hanno scritto una lettera ad autorità e forze dell'ordine: "Non c'è integrazione, ma ghettizzazione. Si vive tra crimini e bivacchi"

La situazione per loro è diventata insostenibile. Per questo hanno preso carta e penna e hanno dato vita a una petizione, poi inviata ai rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell'ordine mestrine e veneziane. Sono i residenti di via Monte San Michele, nelle vicinanze della stazione ferroviaria di Mestre, che lanciano il loro grido d'allarme tramite una lettera inviata, tra gli altri, al sindaco Giorgio Orsoni, al vicesindaco Sandro Simionato, al prefetto Domenico Cuttaia, al questore Fulvio Della Rocca e al maggiore dei carabinieri di Mestre Salvino Macli.

 

Secondo i mittenti la situazione sarebbe completamente sfuggita di mano: "Senza un impegno concreto da parte delle istituzioni responsabili - si scrive nella lettera - la prepotenza e la sopraffazione avrebbero finito per prevaricare sulle regole di civile convivenza. E così è stato". Per i residenti, infatti, l'angolo tra via Monte San Michele con via Trento, come gran parte dell'area circostante lo scalo ferroviario, è diventato un posto dove poter "aggredire il cittadino indifeso, bivaccare sui marciapiedi, provocare schiamazzi dentro e fuori i locali, intimorire gli abitanti attraverso comportamenti criminosi".

Nel mirino finiscono anche i servizi sociali del Comune, incapaci, secondo la missiva, di formulare una proposta credibile di integrazione che coinvolga anche i cittadini: "Sarebbe più corretto definirla ghettizzazione - spiegano - quest'angolo di Mestre è divenuto un allarmante agglomerato di immigrati irrispettosi delle leggi, punto d’incontro di quanti ruotano intorno al traffico della droga".

In conclusione viene interpellato direttamente il primo cittadino Giorgio Orsoni: "La trasformazione di Mestre che Lei, signor sindaco, ha promesso - scrivono i residenti - dovrà necessariamente aver inizio dalla restaurazione dell’ordine nel quartiere Piave, oltretutto quartiere simbolo della memoria storica della città. Solo allora l’integrazione diverrà finalmente una parola di senso compiuto".

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