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Legata e segregata per una settimana, ridotta in schiavitù in un appartamento di Mestre

Una 23enne nigeriana sottoposta ad abusi al rifiuto di prostituirsi. Attirata dal suo Paese con l'inganno, torturata e costretta a consegnare i guadagni. Per piegarla anche la minaccia dei riti voodoo. Indagini dell'antimafia, 3 misure cautelari. Reato di tratta di esseri umani

Adescata, trasportata dalla Nigeria sulle coste italiane, ridotta in schiavitù e infine costretta a prostituirsi a Marghera. In mezzo una settimana di segregazione in un appartamento di Mestre, la ritorsione pagata per essersi inizialmente rifiutata di vendere il proprio corpo. È stata legata ad una sedia e picchiata per sette giorni, sottoposta a continui abusi e tenuta a digiuno. Finché, allo stremo delle forze e senza via d'uscita, ha dovuto cedere ai voleri dei stuoi sfruttatori. È l'incubo vissuto da una ragazza che alla fine ha trovato il coraggio di sfuggire ai suoi aguzzini e denunciare tutto alla polizia. Tre provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti venerdì a seguito dell'indagine della squadra mobile coordinata dalla direzione distrettuale antimafia.

La ragazza, 23enne, era stata convinta nel suo Paese d'origine a raggiungere l'Europa con la prospettiva di una vita migliore. Giunta in Libia, era stata alloggiata in una sorta di centro di accoglienza, un accampamento (vengono chiamati connection house) in cui i migranti, in attesa di essere imbarcati clandestinamente, sono sottoposti a qualsiasi tipo di violenza. Molto spesso, secondo la polizia, le giovani donne vengono qui violentate e avviate alla prostituzione. La 23enne ha raggiunto le coste italiane nel mese di marzo 2016. Non ha saputo dire dove sia sbarcata esattamente, ma probabilmente a Lampedusa. Da lì è stata accompagnata a Mestre.

STEFANO SIGNORETTI, CAPO DELLA SQUADRA MOBILE

Tutto era iniziato in Nigeria con l'adescamento della ragazza da parte di una connazionale, 33enne residente a Busto Arsizio (Varese), detta Jennifer, che le aveva proposto di espatriare in Italia dove avrebbe vissuto nel benessere. La giovane, che viveva in condizioni di povertà, aveva accettato. Prima di partire (insieme ad altre 80 persone) era stata portata in una chiesa dove un sedicente pastore le aveva fatto giurare che avrebbe restituito i soldi occorrenti per il viaggio. Da notare che in Nigeria, soprattutto in alcune zone di estrema miseria, gli abitanti sono fortemente influenzati dai riti voodoo, che li mettono in uno stato di soggezione paragonabile al plagio psicologico. Così la restituzione del denaro spesso diventa un'estorsione che si pratica con la minaccia o la violenza ai familiari.

Durante il viaggio, iniziato con una carovana di autocarri, alla ragazza è stato sequestrato il cellulare. Una volta giunta in Italia è stata contattata da un'altra nigeriana, 31enne detta Mama Twin (perché madre di due gemelli), anche lei residente a Busto Arsizio ma di fatto domiciliata a Mestre, in via Milano. È a lei che è stata affidata la ragazza. L'ha condotta nell'abitazione di Mestre, dove conviveva con un italiano, 62enne, e i due figli. Dopodiché ha portato la giovane in via Fratelli Bandiera e le ha spiegato che avrebbe dovuto prostituirsi in strada. Al suo netto rifiuto, la ragazza è stata contattata telefonicamente da Jennifer e minacciata che, se non avesse restituito i 30mila euro necessari per il viaggio, avrebbe subìto gravi conseguenze.

La 23enne ha ribadito il rifiuto, e a quel punto sono iniziate le torture. È stata accompagnata a casa da Mama Twin, che l'ha legata alla sedia, tenendola segregata e picchiandola per una settimana. Alla fine ha dovuto cedere. Costretta a prostituirsi, doveva poi consegnare l'intero ricavato alla sfruttatrice per pagare, oltre, alle spese del "riscatto", la quota per il vitto, l'alloggio e il posto in strada. Quando Mama Twin era assente ci pensava Jennifer, spostandosi da Busto Arsizio, a gestire gli affari in sua vece.

Sono stati i servizi sociali del Comune di Venezia i primi ad aiutare la ragazza, nel luglio del 2016. L'hanno accolta e convinta a rivolgersi alle forze dell'ordine, che hanno avviato le indagini per verificare la sua storia. Il nome di Mama Twin non era nuovo alla polizia, che stava indagando su di lei già dal 2015, quando un'altra prostituta (19enne) aveva spiegato di essere stata accolta dalla stessa aguzzina al suo arrivo in Sardegna e condotta a Mestre per essere messa in strada. Alla fine sono state disposte tre misure restrittive nei confronti di Jennifer (arresti domiciliari), Mama Twin (in carcere) e il suo convinvente (obbligo di firma). I reati sono di tratta di persone, riduzione in schiavitù, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.

"Esprimo la mia più viva gratitudine per l'azione della Procura di Venezia - direzione distrettuale antimafia e della squadra mobile della questura di Venezia - scrive l'assessore alla Coesione Sociale, Simone Venturini, - che ha portato all'arresto dei componenti di una rete criminale nigeriana che aveva nel nostro territorio uno dei luoghi di sfruttamento.
All'ottimo risultato, frutto del grande e qualificato lavoro delle forze di polizia, ha contribuito anche un'attività dei servizi sociali del Comune di Venezia, che ringrazio fortemente. Un contributo espletato nel rispetto delle competenze istituzionali e nell'ormai consolidata collaborazione tra le attività investigative di contrasto alle reti criminali e le attività di sostegno alle vittime di tratta, che si alimenta attraverso un continuo scambio d’informazioni e monitoraggio del fenomeno, collaborazioni operative per l'identificazione delle vittime e degli aderenti alle reti criminali, la protezione e la sicurezza delle vittime, l'inclusione sociale delle persone sfruttate. 
Quest'ultima operazione di polizia conforta il Comune sulla validità delle scelte fatte e delle strategie messe in atto per il governo del fenomeno della prostituzione e per il contrasto della tratta e della schiavitù degli essere umani. Attraverso l'istituto della protezione sociale, il Comune di Venezia ha preso in carico la donna vittima di tratta e grave sfruttamento e sta costruendo con lei un progetto di integrazione sociale e lavorativa in Italia. 

L'operazione delle forze dell'ordine dimostra come il fenomeno della prostituzione continui a essere intimamente connesso con quello della tratta di esseri umani. Dal 1 gennaio 2017 ci sono state in Veneto 149 attivazioni dell’unità di crisi e valutazione in seguito a segnalazioni pervenute al Numero Verde Antitratta (800290290), di cui 14 dal territorio veneziano.
Nello specifico parliamo prevalentemente di giovani donne provenienti dalla Nigeria, destinate allo sfruttamento sessuale in strada. Negli ultimi 12 mesi il lavoro multi-agenzia tra gli operatori sociali e le forze dell’ordine ha favorito la presentazione di 26 denunce e querele”.

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