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Giovedì, 18 Aprile 2024
Mestre Mestre Centro / Via Alfredo Catalani

Il «No» all'edificio di 6 piani in via Trentin diventa un ricorso al Tar

Depositato stamattina, 30 agosto, dal legale che rappresenta 80 residenti del quartiere Piave costituiti in comitato. Contrari anche allo spostamento dell'asilo Millecolori al giardino della scuola Querini

Prima erano un gruppo Facebook. Da luglio sono diventati un comitato, gli 80 residenti del quartiere Piave di Mestre, contrari alla realizzazione dello stabile di 6 piani in via Trentin. Il palazzo, che secondo la delibera della giunta comunale dovrebbe ospitare una sessantina di appartamenti in social housing, prenderebbe il posto dell'ex istituto Luzzatti, abbandonato e in disuso. Il neocomitato del quartiere Piave dice «no» anche allo spostamento dell'asilo Millecolori nel giardino della scuola Querini, che ne ridurrebbe lo spazio. Il loro legale ha depositato per questo un ricorso al Tar stamattina.

La "valorizzazione" dell'immobile

Al quartiere si unirà il Consiglio d'istituto della Querini, dei genitori e degli insegnanti, che sono prossimi a depositare un loro ricorso. «La delibera - si legge in quello depositato dal comitato - muove dalla vendita da parte del Comune alla società Cev Spa dell’immobile “ex Luzzatti”. Con essa è stato approvato il piano delle alienazioni e valorizzazioni del patrimonio immobiliare del Comune di Venezia, con la prescrizione che “a seguito del cambio di destinazione urbanistica, doveva essere mantenuta una destinazione a scuola materna. Nella delibera è previsto di realizzare l’asilo nel lotto “ex Luzzatti”. Ma la società Cev, divenuta proprietaria, con nota presentata in data 16 gennaio 2019 ha chiesto all’amministrazione comunale che il nido Millecolori fosse collocato, a proprie spese, nell’area di via Catalani, e di poter destinare il fabbricato residenziale agli standard abitativi richiesti per lo sviluppo di un’attività di social housing, attraverso la realizzazione di un immobile composto da sei piani fuori terra, per un totale di 66 unità immobiliari residenziali. La richiesta era evidentemente legata alla impossibilità di realizzare nella stessa area il social housing e l’asilo nido».

La destinazione

«L'area ex Luzzati - si legge ancora nell'atto - ha mutato la propria destinazione urbanistica da “Zone per attrezzature, spazi pubblici o di uso pubblico territoriale e istruzione superiore" ad aree di tipo residenziale, con la prescrizione però che, “a seguito del cambio di destinazione urbanistica dovrà essere mantenuta una destinazione a scuola materna e garantito l’accesso carrabile e ciclo pedonale al plesso scolastico confinante con il lato est dell’area”. Pertanto, secondo le prescrizioni dello strumento urbanistico, l’area è tuttora destinata a ospitare un edificio scolastico. La costruzione di alloggi di edilizia sociale si pone in contrasto con la previsione urbanistica attualmente vigente».

Appartamenti vuoti

«L'amministrazione comunale, contattata varie volte, nonostante le promesse di costituzione di un tavolo di confronto, non ha mai dato udienza ai cittadini - scrive Michele Doro, presidente del Comitato Cittadino Quartiere Piave -. Via Silvio Trentin è stretta, a senso unico, abbellita da storiche villette con giardino costruite negli anni ‘30 e ‘40, alte non più di due piani, secondo il gusto dell’epoca. Il comitato cittadino si è trovato costretto a intraprendere le vie legali per evitare uno scempio urbanistico e la compressione dei bambini in spazi non idonei, che sarebbero gravati anche da una pressione aggiuntiva sul numero di parcheggi». «Ci chiediamo - afferma Elisa Tubaro, vicepresidente del comitato - come possa essere giustificato un numero così grande di appartamenti in social housing, quando ce ne sono a decine sfitti proprio qui vicino, alla Gazzera, e quando in quartiere c'è già un elevato numero di strutture di edilizia popolare sfitte e lasciate andare alla rovina».

Il dibattito pubblico

Secondo il comitato «la decisione è stata presa unilateralmente dalla giunta comunale, organo non competente in merito. Come è possibile che una scelta così rilevante - si chiedono i cittadini del Comitato - non venga discussa con le parti, tanto che nemmeno la Municipalità preposta ne fosse informata? E che quando sono stati sollecitati incontri e tavoli di confronto questi non siano mai stati aperti? Il Comitato è fiducioso che il Tar riconoscerà le ragioni della protesta e consentirà di riaprire, nei dovuti modi e tempi, un reale e fattivo dialogo tra tutte le parti interessate al futuro del quartiere».

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