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Donna presa a sprangate a Favaro Torna in carcere Gaetano Braidic

Il capo clan della famiglia sinta del villaggio di via del Granoturco è finito in manette stamattina in provincia di Udine. Due suoi figli ai domiciliari

Torna in carcere Gaetano Braidic, uno dei capo clan del villaggio sinti di via del Granoturco a Favaro Veneto. Uno degli episodi più sanguinosi della faida che ha contrapposto negli ultimi mesi la famiglia dell'arrestato a quella degli Hudorovich (alcune famiglie risiedono anch'esse nel villaggio) ora ha i suoi presunti colpevoli: oltre al 58enne, infatti, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari anche suoi due figli, un 20enne e un 21enne. Entrambi stamattina si trovavano nella loro nuova dimora a San Giovanni al Natisone, in provincia di Udine. Una operazione interforze (carabinieri e polizia) ha eseguito le ordinanze di custodia cautelare emessa dalla Procura.

TERRORE AL VILLAGGIO: SPARI IN PIENO GIORNO

La famiglia, infatti, negli ultimi tempi aveva evidentemente spostato i propri interessi in terra friulana, dimorando in un'abitazione in affitto. Durante la perquisizione domiciliare sono stati sequestrati anche alcuni blocchetti di banconote false da cinquanta euro (con scitto fac simile). Su questo ritrovamento, naturalmente, ci saranno approfondimenti delle forze dell'ordine.

I tre arrestati, che dovranno rispondere di lesioni aggravate in concorso, danneggiamento aggravato in concorso e violenza privata in concorso, sono ritenuti colpevoli del pestaggio avvenuto il 27 febbraio 2013 in via Altinia, sempre a Favaro Veneto. In quel caso vittima delle bastonate degli aggressori (identificati grazie alle telecamere di sorveglianza) fu una donna vicina al clan rivale degli Hudorovich. Venne bloccata nel traffico poco prima delle 17, trascinata a forza fuori dall'abitacolo e picchiata. Stessa sorte per la sua Ford Focus, danneggiata a colpi di spranga.

DONNA "SPRANGATA": IDENTIFICATO IL COMMANDO

Poi il commando scappò a bordo di una Bmw bianca. Il blitz in pieno giorno, a pochi passi da una fermata Actv che aveva appena fatto scendere alcuni passeggeri e proprio mentre alcuni genitori stavano raggiungendo la parrocchia vicina per andare a prendere i figli al termine della lezione di catechismo. Pochi secondi e la violenza esplode. Incontrollata. Decine di passanti alla vista della scena sono scappati via, un cittadino si è fermato e ha chiamato subito il 113. Una vicenda che si incastra all'interno di un puzzle di difficile comprensione, perché entrambi i clan non collaborano con le forze dell'ordine.

PRESA A SPRANGATE IN STRADA A FAVARO

La sequela di intimidazioni inizia il 27 novembre scorso, quando qualcuno si avvicina alla piccola rotatoria che immette al villaggio di notte ed esplode 27 colpi di pistola. Gli equilibri, chissà per quale motivo (una ipotesi che dietro ci sia una questione di donne), si rompono. Due giorni più tardi una spedizione punitiva che prende di mira una famiglia residente a Dese vicina agli Hudorovich. Anche in questo caso calci e pugni. Sangue.

UNA LUNGA SERIE DI VIOLENZE E INTIMIDAZIONI

Poi l'aggressione di febbraio, che ha permesso ai carabinieri della compagnia di Mestre e della stazione di Favaro Veneto di ricostruire le varie tappe della faida. Ora, però, manca l'altra metà del cielo: per ora sono stati ricostruiti solo episodi che vedono gli Hudorovich come vittime. Gli inquirenti quindi stanno cercando di far luce anche sulle loro malefatte. Il cerchio di violenza, poi, si chiude alle 17.40 del 26 aprile scorso quando venne sparato un colpo di pistola contro l'auto di Gaetano Braidic, parcheggiata a poca distanza dalla sua casetta. Questo episodio, però, potrebbe rientrare in un'altra vicenda che aveva coinvolto il capofamiglia per cui aveva patteggiato una pena detentiva già completamente espiata.

SIMIONATO - "Attendevamo fiduciosi l’esito delle indagini sui gravi episodi avvenuti nei mesi scorsi nei pressi del villaggio sinti di Mestre - commenta il vicesindaco Sandro Simionato - Gli arresti compiuti mettono in rilievo una volta di più che i comportamenti delinquenziali provengono sostanzialmente da uno stesso nucleo familiare. Il volontario e provvisorio allontanamento di questa famiglia dal villaggio di via del Granoturco avvenuto nelle ultime settimane ha consentito al resto della comunità sinta di vivere questo breve periodo in una condizione di maggiore tranquillità. Ci auguriamo che presto vengano consegnati alla giustizia anche coloro che si sono resi responsabili delle due sparatorie avvenute in prossimità del villaggio".

IL FILMATO DELL'AGGRESSIONE

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