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Prostitute in via Piave a Mestre, fermato boss ungherese latitante

Il trentenne è stato fermato in compagnia di due donne in un bar della zona: era uno dei ricercati dell'indagine di polizia di qualche mese fa

E' finita con l'arresto la latitanza di un trentenne di origine ungherese, ricercato per sfruttamento della prostituzione da polizia e guardia di finanza per gli eventi di un mese fa in via Tasso. L'uomo è stato individuato e bloccato ieri pomeriggio, nel corso di un controllo di un bar di via Piave a Mestre. L'uomo si è tradito a causa del suo nervosismo: alla vista delle divise nel locale, infatti, aveva cercato di prendere velocemente l'uscita ma è stato immediatamente fermato. Sono state identificate anche due donne, ungheresi, già espulse dall'Italia e pregiudicate per violenza privata, violazione di domicilio e atti osceni in luogo pubblico. Il controllo sul trentenne ne ha così svelato i precedenti: su di lui pendeva un provvedimento di cattura per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione nell’ambito di un’indagine cominciata alcuni mesi fa e culminata a febbraio con quattro arresti  e 16 indagati.

Tutto era partito da un'operazione congiunta della guardia di finanza e del commissariato di Mestre, che aveva disarticolato un'organizzazione che controllava un grosso giro di prostituzione nel centro mestrino. Quattro le persone finite in manette, altre sei al momento sono ricercate. Tutte di nazionalità ungherese, come le giovani lucciole, impiegate a decine in alcuni appartamenti. Tra gli arrestati anche una donna di 25 anni, ritenuta la maîtresse che faceva da collegamento tra prostitute e protettori. I quattro appartamenti sequestrati dalle forze dell'ordine tra via Tasso, via Aleardi e via Cappuccina venivano gestiti in comunità tra i vari boss. In questo modo gli ungheresi, di etnia rom, erano riusciti a organizzare il loro giro, facendo patti anche con la malavita cinese.

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