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Venerdì, 19 Aprile 2024
Mestre Zelarino / Via Del Gaggian

Rivolta in via del Gaggian, trenta occupanti per difendere il pusher

Sabato scorso un 29enne camerunense ha mandato all'ospedale tre carabinieri. Poi l'arrivo dei "rinforzi". Alla fine sono scattate le manette

Furioso contro i carabinieri in borghese che erano venuti a controllarlo direttamente "a casa sua". In quella "terra di nessuno" che è l'ex sede della Caritas di via del Gaggian a Mestre, occupata da una settantina di immigrati. In parte in regola (la minoranza), in parte irregolari. Dediti magari a spaccio e ad altri giri poco leciti. Un 29enne di origini camerunensi, sabato scorso è riuscito a mandare all'ospedale tre agenti.

Come riportano i quotidiani locali, i militari dell'Arma hanno riportato anche prognosi piuttosto pesanti. In due casi, infatti, ne avranno per più di un mese prima di riprendersi dalle lesioni subite. Comprese le distorsioni al ginocchio. Per l'altro agente invece una prognosi di dieci giorni. Fatto sta che il giovane era stato sorpreso alcuni giorni fa a spacciare nelle vicinanze del centro sociale Rivolta, poi ancora in stazione a Mestre con in mano un pacchetto. I carabinieri si avvicinano e lui scappa via. Lasciando il contenitore. All'interno mezzo chilo di marijuana. Insomma, il cerchio si stava stringendo su di lui. E ne era consapevole.

Sabato quindi la decisione di controllarlo in via del Gaggian, ma il 29enne tra testate, pugni e altri colpi proibiti ha indotto gli agenti a chiedere il rinforzo di sei pattuglie, tra carabinieri e polizia. Anche perché il pusher aveva chiamato a raccolta una trentina di suoi "coinquilini", tra cui uno che brandiva un grosso bastone. Una situazione esplosiva di rivolta che per fortuna poi è rientrata subito. Per il giovane camerunense sono quindi scattate le manette e martedì è arrivata l'udienza di convalida.

Il gip ha convalidato l'arresto e disposto la detenzione in carcere per il 29enne, accusato di violenza, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale aggravate, di ricettazione (con sé aveva cellulari rubati) e di violenza per indurre una persona a commettere un reato. Durante la "rivolta", infatti, un altro migrante ha colto la palla al balzo per denunciare ai carabinieri di essere stato picchiato e minacciato dall'arrestato perché, secondo la sua versione, si voleva rifiutare di spacciare.

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