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Giovedì, 25 Aprile 2024
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I 110 anni della Compagnia della Vela di Venezia: buon vento

Tutto nacque il 21 marzo 1911. La storia del circolo intrisa di aneddoti: «Un evento distruttivo fece sparire per sempre gli archivi dal 1911 al 1928. Si riuscì a riscoprire la data di fondazione da un giornale dell'epoca»

La Compagnia della Vela veneziana ha festeggiato i 110 anni dalla sua nascita. Tutto nacque il 21 marzo 1911 in una sala dell'allora hotel Bauer di Venezia. Una dozzina di velisti si guardarono negli occhi e decisero di creare un circolo nautico lagunare. La commemorazione di quell'evento avvenne dieci anni fa, quando proprio nell'hotel fu appesa una targa donata dal circolo nella sala del primo piano e fu l'occasione per celebrare il centenario della Compagnia della Vela.

«Siamo orgogliosi di far parte della storia di questa prestigiosa associazione sportiva, che da oltre un secolo continua a navigare con il vento in poppa. Grazie all’impegno profuso dalla Compagnia nel diventare sempre più un punto di riferimento internazionale, Venezia viene ormai riconosciuta nel mondo come meta della grande vela, richiamando un pubblico di appassionati che ci auguriamo di riaccogliere presto al Bauer Palazzo», afferma Vincenzo Finizzola, manager hotel Bauer Palazzo. Da quel giorno è passato un periodo in cui la società sportiva veneziana ha continuato a impegnarsi in prima linea per divulgare le bellezze del mare e l'attività all'aperto, coinvolgendo soci e atleti in regate più e meno competitive. «Essere parte di questo circolo vuol dire far parte della storia di Venezia e per me personalmente è un onore svolgere la funzione di presidente - esordisce il presidente Pier Vettor Grimani -. Nonostante gli ultimi periodi, continuiamo a mantenere alto lo spirito di celebrazione dello sport velistico, perché incarna in sé i valori del passato, del presente e del futuro. La vela permette di andare per mare senza inquinarlo, fa bene alla salute come tutti gli sport, in più consente di restare all'aria aperta ossigenando il corpo e la mente».

La storia del circolo è intrisa di aneddoti, alti e bassi hanno contraddistinto la Compagnia della Vela, al punto che divenne anche complesso recuperare il primo statuto, andato perduto in un evento (ancora non si sa se acqua alta o incendio), ma ricostruito dalla memoria storica del circolo. «Per un lungo periodo la sede sportiva fu quella vicino alla serra dei giardinetti, quella storica invece si trovava alle Procuratie Vecchie - dice il socio Corrado Scrascia - Si entrava dal 178 in calle del Cappello nero e c'erano dodici bellissime finestre che davano su piazza San Marco. Non si sa perché fu abbandonata, ma un evento distruttivo fece sparire per sempre gli archivi dal 1911 al 1928. Si riuscì a riscoprire la data di fondazione da un giornale dell'epoca, probabilmente Il Gazzettino, in un trafiletto del 22 marzo 1911».

Scrascia è riuscito a far tesoro di molti aneddoti grazie alle sue ricerche: «Dal 1913 e fino al 1946 c'era già la concessione dello stemma reale sul guidone. Questo faceva sì che le barche della Compagnia godessero dei privilegi derivanti, ad esempio priorità negli ormeggi, pesca senza licenza, obbligo di ricevere il saluto per primi. Da un diario di bordo ho trovato questa frase: Da Istria a Venezia incrociamo un piroscafo che, riconosciuta la bandiera, devia dalla sua rotta per venirci a salutare». Il periodo d'oro della Compagnia dura fino alla seconda guerra mondiale, poi vi fu un calo dell'attività fino agli anni '60. Da lì, la ripresa, culminata con il matrimonio con il Moro di Venezia. Quel legame aprì le porte della Compagnia al mondo. Quello scafo rosso fu la prima imbarcazione italiana a contendere e vincere una regata al "Defender", emozioni che di recente ci ha regalato nuovamente Luna Rossa. «Vogliamo far sì che Venezia riparta dalla valorizzazione del suo punto di vista più naturale, il mare, aprendosi al mondo, come è stato per millenni e come sarà nel futuro, divulgando il nostro sapere attraverso quello che possiamo offrire: regate sportive e conferenze tematiche per la città e per gli appassionati», conclude Grimani.

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