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Polemiche dopo l'acqua alta: «Servono 3 milioni per la Basilica, intanto il Mose è fermo»

Giovedì sera un livello record di 134 centimetri, il secondo di sempre nel mese di aprile. Disagi per residenti e visitatori, lamentele per il mancato avviso via sms. Il Comune: «Evento anomalo»

La scorsa notte l'acqua alta a Venezia ha raggiunto quota 134 centimetri, allagando circa il 50% della città. Non accadeva dal 1936 che la marea arrivasse ad un livello così alto nel mese di aprile. Sono dati che preoccupano e per questo l'onorevole Nicola Pellicani (Pd) si è rivolto al ministro alle Infrastrutture, Danilo Toninelli, ribadendo l'importanza del tema della salvaguardia di Venezia.

Mose fermo

A proposito di acqua alta, scrive, «è di oggi l'ennesimo grido d'allarme della Basilica di San Marco, che necessita di 3 milioni di euro per il restauro dei marmi»: interventi resi più urgenti da un'altra marea eccezionale, quella dell'ottobre scorso. La soluzione a problemi futuri dovrebbe essere il Mose, ma su questo punto non sembrano esserci novità confortanti. «La settimana scorsa è venuta in missione a Venezia la Commissione ambiente della Camera - scrive Pellicani -. La realizzazione dell'opera è giunta al 95 per cento, ma i lavori sono praticamente fermi da mesi, nonostante vi siano 920 milioni a disposizione per concluderli». Da notare che tutti gli enti coinvolti (Regione, Comuni di Venezia e Chioggia, Confindustria, Porto, sindacati, Procuratoria di San Marco) hanno convenuto sul fatto che, a questo punto, il cantiere va chiuso e l'opera messa in funzione.

E adesso?

Quindi, chiede Pellicani, «cosa sta facendo il governo per sbloccare la situazione? Può dirci perché i lavori non procedono?». «Circola la voce - aggiunge - che il governo stia pensando alla costituzione di una nuova società che gestirà il Mose. A questo proposito la settimana prossima sono stati convocati dal Consorzio i rappresentanti delle Rsu. Caro ministro, può informare anche i veneziani?».

Acqua alta eccezionale

I tecnici del Centro maree del Comune hanno definito «eccezionale», per il periodo, il fenomeno di giovedì. «La condizione meteo è risultata particolarmente difficile da interpretare: alle ore 23.15 la spinta dello scirocco era cessata. Per 75 minuti il livello in mare si è fermato tra i 115 e i 117 centimetri, in concomitanza con il massimo astronomico. A questo punto il livello ha ricominciato a crescere e quella che al largo aveva le caratteristiche di un'onda anomala si è invece propagata velocemente nella laguna, facendo registrare un valore massimo più alto di cinque centimetri rispetto a quello rilevato in mare». Tutto all'improvviso, tanto che non c'è stato il tempo di allertare la popolazione: «La straordinarietà del fenomeno sommata alla sua velocità non ha consentito di far riattivare in tempi utili il sistema di avviso cittadino basato sugli sms - ha detto il comandante della polizia locale Marco Agostini -. Le anomale condizioni meteo hanno condizionato la previsione originariamente definita a 120 centimetri e poi aggiornata a 125 delle ore 20.11. Il divario tra valore previsto e quello osservato risulta molto elevato per il contesto nel quale operiamo, mentre, considerate le condizioni meteo, l’eccezionalità del fenomeno e gli ordini di grandezza delle energie in atto, questo margine può essere considerato, in termini meteorologici assoluti, molto basso». E conclude: «Da mesi stiamo lavorando per rendere le informative del Centro più rapide ed efficaci, affrontando anche il delicato tema della comunicazione dell’incertezza».

"La scelta"

«Giovedì sera i negozi e i residenti di Venezia si sono trovati in seria difficoltà quando è aumentata la marea rispetto alle previsioni - scrive la capogruppo del Pd in Consiglio comunale Monica Sambo -. Purtroppo non sono suonate le sirene, non sono stati inviati sms o mail e nemmeno le pagine Twitter e Facebook del Comune sono state aggiornate tempestivamente. Questa grave mancanza dell’amministrazione non riguarda la previsione fatta dal centro maree ma una scelta fatta (così si legge oggi nei giornali ) per "evitare di spaventare i veneziani". Se è così si tratta di una scelta assolutamente sbagliata e grave, anche perché sarebbero bastati strumenti molto semplici come l’invito di sms e mail o l’aggiornamento delle pagine social per allertare i veneziani. È evidente  che la carenza di comunicazione ha aggravato i disagi di un fenomeno del tutto anomalo, per una precisa scelta di questa amministrazione. E alla fine a pagarne le spese sono stati solo i cittadini».

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