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Sconto sull'Imu, fondo garanzia affitti e tutela: così riparte la residenzialità

BreVe: «Così si ripopola Venezia, non attaccando le locazioni turistiche». Ostanel: «Regolare la ricettività dando strumenti alle amministrazioni ed evitando aggregazioni di autorizzazioni in capo a singoli»

Affitti brevi a Venezia, c'è la volontà di porre delle regole ma le posizioni restano distanti tra politica, associazioni, cittadini e proprietari. «A Venezia, e non solo, la situazione è ormai fuori controllo, con 20 posti letto turistici per ogni abitante in alcune zone - commenta Elena Ostanel, consigliera regionale del movimento civico Il Veneto che Vogliamo - Difficile governare un fenomeno senza gli strumenti. Studiando i casi di Barcellona e Parigi e in collaborazione con Alta Tensione Abitativa e una rete di amministratori in Italia abbiamo elaborato un progetto di legge per dare adeguati poteri ai Comuni ed introdurre, ad esempio, un regime di autorizzazione per aree. Chiediamo quindi cose precise - continua - che sia data in capo alle amministrazioni la possibilità di evitare l’aggregazione di autorizzazioni in capo a un singolo e che sia garantita comunque la possibilità di generare reale sharing economy, cioè la condivisione di spazi residenziali nei periodi in cui non sono occupati. E che, infine, l’iniziativa sia circoscritta ai soli comuni capoluogo e ad alta tensione abitativa».

Il problema della residenzialità rimane per una città come Venezia dove, quando si chiamano in causa gli affitti brevi per spiegare perché in molti preferiscano affittare a turisti e per poco piuttosto che a residenti e per più anni, il dibattito s'infiamma attorno all'effetto di scoraggiamento per la radicalizzazione di famiglie che il proliferare di strutture di accoglienza "mordi e fuggi" avrebbe in città. «Venezia non si ripopolerà attaccando e limitando l'affitto breve - commenta Olimpia Scappini, presidente dell'Associazione locazioni turistiche brevi a Venezia (BreVe) -. Infatti, dovremmo avere assistito a una tensione abitativa rilevante dovuta a una forte spinta verso l’alto dei prezzi, da addebitare agli affitti brevi. Invece, al contrario, gli andamenti dei prezzi al metro quadro a Venezia, che compete con le maggiori capitali internazionali, sono praticamente fermi da oltre un decennio».

Per l'associazione, dalla crisi del 2008 in avanti «la domanda di affitto è decrescente così come è rimasta piatta l’offerta di locazioni; la riprova è anche nella lunga stabilità dei prezzi, in un contesto strutturalmente stagnante, con la maggior parte dei nuclei composti da una o due persone e ultra 65enni». Per questo, argomenta Scappini, eventuali incentivi al ripopolamento non passano dalle limitazioni degli affitti ai turisti. «Alcune idee nel settore degli affitti - commenta la presidente di BreVe - sono già state suggerite più volte: sensibile riduzione dell’Imu o cancellazione, fondo di garanzia contro il rischio di morosità e copertura delle mensilità non corrisposte, tutela legale gratuita in caso di morosità del conduttore, polizza assicurativa gratuita contro eventuali danneggiamenti dell’immobile. Un fondo di garanzia per Venezia, città storica, per la quantità di sfratti che mediamente si verificano durante un anno, non sarebbe superiore a un paio di milioni di euro. Cifra - conclude l'associazione - facilmente disponibile attingendo agli introiti dalla tassa di soggiorno».

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