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Un'agenzia del Comune per incentivare la residenzialità: la mozione di 4 gruppi consiliari

L'amministrazione come garante della solvibilità degli inquilini, affitti a prezzi calmierati e un'analisi di rating dei potenziali affittuari: «Così si ripopola la città». Martini contrario: «Il Comune investa nel patrimonio pubblico»

Una mozione per far tornare centrale il tema della residenzialità a Venezia e un'agenzia incardinata nell'amministrazione comunale per dare garanzie ai proprietari immobiliari. Le hanno presentate venerdì i consiglieri comunali sottoscrittori: primo firmatario Emanuele Rosteghin del Pd, sostenuto dal gruppo Dem, con Marco Gasparinetti di Terra e Acqua, Gianfranco Bettin di Verde Progressista e Cecilia Tonon di "Venezia è tua". «È l'occasione per rilanciare un'idea diversa della città, centro storico, isole e terraferma, e ridare impulso agli affitti fornendo garanzie ai privati». L'idea è che le migliaia di case private possano essere rimesse sul mercato se è il Comune a farsi garante nei confronti dei proprietari, attraverso fondi a copertura dei canoni in caso di insolvenza. Punto di partenza è rimettere a disposizione gli immobili a prezzi calmierati rispetto a quelli di mercato. Il che è possibile attraverso accordi fra le associazioni dei proprietari, i sindacati e le istituzioni. In questo modo i prezzi degli affitti scendono tutti circa del 30%, e anzichè pagare oltre 100 euro a metro quadro di canone all'anno, a Mestre il costo potrebbe stare in un range che va dai 37 agli 84 euro.

L'ente pubblico, attraverso l'agenzia per la locazione, potrebbe anticipare alcune mensilità, come a Milano, dove la misura è entrata in vigore da un anno e ha dato avvio ad un centinaio di locazioni in questo modo. Il Comune qui ne accantona 18 di mensilità per i proprietari, più 5 mila euro per spese di eventuali ristrutturazioni. Questa copertura invoglia i privati a mettere a disposizione i loro immobili vuoti e liberi, porta o riporta in città inquilini che hanno progetti di residenzialità di lungo periodo e contribuisce a rendere sicuri, perché abitati, quartieri che rischiano di svuotarsi. Per i consiglieri «occorre far presto, in centro storico e anche in terraferma, perché i privati che vorrebbero rimettere in affitto ma non hanno garanzie, ci sono», assicura Gasparinetti. Anche per Tonon e Rosteghin, «è finito il tempo dei ricavi tre o quattro volte superiori delle locazioni turistiche rispetto a quelle residenziali: i costi sono notevoli per gli affitti brevi, per affidarne la gestione, per la burocrazia, e per l'usura degli immobili che è maggiore».

«Si tratta di una prima misura per imprimere un diverso orientamento al mercato immobiliare, accanto a disposizioni normative di carattere governativo che potrebbero riportare residenzialità e quindi riequilibrare una condizione di monocultura turistica anche nell'offerta delle case», spiega la consigliera Monica Sambo. «La forbice dei guadagni, al netto dei costi, tra ricettivo e residenziale, ultimamente si è ridotta a fronte di una filiera più complessa e costosa per le locazioni di breve periodo», afferma il consigliere Giuseppe Saccà. È d'accordo il presidente di Confedilizia Venezia, Giuliano Marchi. «Il motivo per cui il proprietario preferisce la locazione turistica non è la maggior redditività, ma la certezza sui pagamenti e sulla durata del contratto». Di visione diametralmente opposta il consigliere del gruppo "Tutta la città insieme!", Giovanni Andrea Martini. «Terra e Acqua e la coalizione di Baretta ribaltano i termini della questione e puntano sugli alloggi sfitti privati anziché occuparsi di quelli pubblici: il ruolo del pubblico dev'essere quello di investire risorse sul proprio patrimonio immobiliare».

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