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«La quarantena dei lavoratori Ames conteggiata come assenza»: è stato di agitazione

Dipendenti e sindacati chiedono la convocazione del prefetto per il mancato pagamento del premio di produttività a causa del calcolo delle mancate presenze che annullano il contributo. «Sono state considerate assenze anche i giorni di cassa integrazione»

Hanno scritto alla partecipata Ames, al sindaco Brugnaro e al prefetto Zappalorto proclamando lo stato di agitazione. I lavoratori dell'azienda multiservizi del Comune di Venezia denunciano il mancato pagamento del premio di produttività e la modifica unilaterale del contratto integrativo vigente (scaduto ma non recesso). I segretari e rappresentanti sindacali Maria Cristina Bastianello ed Emma Corazza (Fp Cgil), Paolo Lubiato (Cisl Fp), Mario Ragno e Greta Fontana (Uil Fpl) e Luca Rocco (Csa) hanno chiesto la convocazione in prefettura per il raffreddamento, come da procedura, definendo «discriminatorio il trattamento della partecipata che non riconosce l’infortunio Covid, considerando come assenza i giorni di quarantena obbligatoria».

Il 19 agosto scorso avevano scritto che da comunicazioni pervenute da Ames, e «in base a una modalità di calcolo delle assenze, non accordata con le organizzazioni sindacali», non avrebbero ricevuto il premio. Dopo averne avuto certezza hanno proclamato l'agitazione che, in caso di mancato riavvicinamento delle parti in prefettura, potrebbe portare allo sciopero. 

«Comprensibile poteva essere la scelta dell’amministrazione di congelare la quota spettante, in attesa di risposta da parte dell’ Inail (l'Istituto per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) ma nulla più. Per concludere, ciliegina sulla torta, è arrivata la comunicazione che prevede da parte di Ames che i giorni di Fis (fondo di integrazione salariale) vengano conteggiati come assenza. Questa è una cosa illegittima - scrivono i sindacati - in quanto il rapporto di lavoro è sospeso e la cassa integrazione in questo caso è pagata da un altro ente. Siamo convinti che l’atteggiamento dimostrato determinerà solo il diffondersi di “rabbia sociale”, per cui la società Ames dovrà ritenersi responsabile», concludono.

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