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Giovedì, 18 Aprile 2024
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È una Biennale di Architettura che non ricostruisce, ma adatta

Giovedì mattina al Teatro Piccolo Arsenale la conferenza di apertura della Mostra. Lokko: «Abbiamo chiesto ai partecipanti di toccare il meno possibile le Corderie e il Padiglione Centrale»

La Biennale di Architettura cambia rotta, e lo fa all'insegna del contrasto al cambiamento climatico, promuovendo un modello più sostenibile per la progettazione, l’allestimento e lo svolgimento di tutte le sue attività. Un'ulteriore conferma è arrivata giovedì mattina dalla curatrice, Lesley Lokko, nel corso della conferenza stampa di apertura al Teatro Piccolo Arsenale: «Non ricostruiamo una nuova mostra - ha spiegato -, ma adattiamo quello che abbiamo ereditato da Cecilia Alemani (la curatrice della 59. Biennale Arte nel 2022, ndr), perché la cornice che ci ha lasciato è eccellente. Allo stesso tempo - ha aggiunto - abbiamo chiesto ai partecipanti di toccare il meno possibile le Corderie e il Padiglione Centrale: sebbene non sia privo di carbonio, l'uso di schermi, film, proiezioni e disegni dà un tono diverso».

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Per Lokko, una mostra di architettura è allo stesso tempo un momento e un processo. «Prende in prestito struttura e formato dalle mostre d’arte - ha sottolineato -, ma se ne distingue per aspetti critici che spesso passano inosservati. Oltre al desiderio di raccontare una storia, anche le questioni legate alla produzione, alle risorse e alla rappresentazione sono centrali nel modo in cui una mostra di architettura viene al mondo, eppure vengono riconosciute e discusse di rado».

Cultura e architettura come forza dinamica. Per la curatrice è quanto emerge dal lavoro di molti dei partecipanti all'esposizione quest'anno. «Tornano indietro nella storia - ha spiegato - per trovare nuovi modi diversi di vedere e costruire, nuovi atteggiamenti contro lo spreco e a favore del riutilizzo». La curatrice si è soffermata anche sulla partecipazione di architetti e loro team, almeno la metà dei quali provenienti dall'Africa: «Non è stato semplice, ma ho ritenuto fondamentale che ci fossero anche artisti dei quali conoscessi personalmente il lavoro». Una decisione necessaria, ma per Lokko c'è un aspetto positivo, al netto di chi avrebbe voluto partecipare ma non ha potuto farlo: «Il fatto che ci sia stata una scelta, ci fa capire quanto siamo avanti rispetto a diversi anni fa, quando la lista dei partecipanti sarebbe stata molto più corta».

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