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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Lio Piccolo, archeologi subacquei trovano allevamento di ostriche di epoca romana | VIDEO

Scavo di archeologia marittima in laguna scopre acquacoltura del I-II secolo a.C. collegata a una villa di pregio. Sul campo un team interdisciplinare con alcuni studenti di Ca’ Foscari

La struttura detta “Villa romana di Lio Piccolo” era dotata di piscine per l’acquacoltura, in particolare di ostriche: è l’ipotesi preliminare su cui sta lavorando il team interdisciplinare impegnato nei giorni scorsi nella seconda campagna di scavo archeologico subacqueo sul sito lagunare di Lio Piccolo, scoperto quasi venti anni fa dall’archeologo amatore Ernesto Canal.

Le indagini sono state dirette da Carlo Beltrame, professore associato di archeologia marittima del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna. Il progetto di indagine ha inoltre coinvolto anche studenti con idoneo brevetto di subacqueo, che hanno avuto l’occasione di formarsi in condizioni di sicurezza. Infine, hanno partecipato l’impresa Idra di Venezia, Paolo Mozzi, geomorfologo e geoarcheologo del Dipartimento di Geoscienze dell’Università degli Studi di Padova e Elisabetta Boaretto, specialista in analisi al radiocarbonio del Weizmann Institute di Rehovot (Israele).

La prima campagna si era svolta esattamente un anno fa e aveva permesso di mettere in luce alcune strutture murarie e palificate segnalate da Canal a poche decine di metri dall’argine di Lio Piccolo lungo Canale Rigà. Questa nuova breve campagna ha permesso di chiarire l’interpretazione e la datazione di quanto visto nel 2021.

Il fondale conserva una vasca in mattoni sesquipedali di forma rettangolare databile, anche sulla base di analisi al radiocarbonio, al 1° e 2° secolo a.C. In età romana la struttura era sommersa e serviva per la conservazione, forse poco prima della consumazione, di ostriche. Questi crostacei si sono infatti eccezionalmente conservati sul fondo della vasca. Le ostriche verranno ora studiate da Davide Tagliapietra di Cnr-Ismar. La presenza di un gargame in legno, che doveva suddividere lo spazio per mezzo di una saracinesca, fa pensare peraltro che questa non fosse l’unica specie ospitata nella vasca.

«Nel mondo romano – spiega Carlo Beltrame – le ostriche erano molto apprezzate e allevate, anche se forse già adulte, in Gallia e nella penisola italiane. Gli autori antichi ci parlano anche delle ostriche dell’Istria ma non menzionano Altino, dove però ostriche sono emerse da vari scavi della città romana. Non stupisce quindi trovarle a Lio Piccolo, ossia in una località che in età romana doveva essere in prossimità del litorale, in condizioni ideali per la loro crescita».

Gli studiosi hanno rinvenuto delle strutture fondazionali ad una profondità minore rispetto al livello del medio mare. Si tratta di fitte palificate infisse su un fondale argilloso compatto che sostenevano dei camminamenti in mattoni rivestiti di cocciopesto. Numerosi resti di affreschi di pregio, in corso di analisi ad opera di Alessandra De Lorenzi, chimico-fisica dell’ateneo veneziano, e di mosaici bianchi e neri completano il quadro. Secondo l’ipotesi preliminare del team di studiosi, ci troviamo di fronte a una villa marittima di un certo livello dotata di piscine per l’allevamento ittico.

L’applicazione, in via sperimentale, della tecnica fotogrammetrica subacquea, condotta da Elisa Costa, assegnista di ricerca del Dipartimento di Studi Umanistici dell’ateneo veneziano, sta dando ottimi risultati anche in queste acque a bassissima visibilità permettendo di documentare al meglio le strutture sommerse individuate.

Questo sito si inserisce nel progetto di archeologia dei paesaggi lagunari condotto da Carlo Beltrame in collaborazione con Paolo Mozzi e incentrato sulla ricostruzione della dimensione portuale di Altino.

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