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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Cgia: l'artigianato non regge l'urto del Covid. Nuovo lockdown? «Un colpo da ko»

L'artigianato tra i settori più in sofferenza a causa dell'emergenza sanitaria. Male anche in Veneto e a Venezia

Anche a causa del Covid, l’artigianato è sempre più in affanno. Nei primi 6 mesi di quest’anno le imprese del settore in Italia sono 4.446 in meno. Il numero complessivo è sceso a 1.291.156. E, come in tutta Italia, in Veneto e nel Veneziano il trend è lo stesso. Nel primo trimestre di questo difficile 2020 nella nostra regione, le imprese iscritte risultavano 4.070, quelle cessate 4.757, con una differenza di 687. Nel primo semestre, in provincia di Venezia le iscritte risultavano 652, mentre erano 718 quelle cessate, con una differenza di 66.

I dati tra i peggiori degli ultimi anni

Sia nel primo (-10.902) che nel secondo trimestre 2020 (+6.456) i saldi sono stati tra i peggiori degli ultimi 10 anni, a conferma che l’artigianato, in Italia, come del resto tutte le attività di prossimità, non è stato in grado di reggere l’urto dello shock pandemico. E se fosse proclamata una nuova chiusura totale del Paese, molto probabilmente assisteremmo al colpo del definitivo ko. A lanciare l’allarme è la Cgia di Mestre.

Nuovo lockdown? Un colpo da ko

«Un nuovo lockdown generalizzato darebbe  il colpo di grazia ad un settore che da 11 anni a questa parte sta costantemente diminuendo di numero - dice il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo -. Dal 2009, infatti, hanno chiuso definitivamente 185mila aziende artigiane. Questo ha avviato la desertificazione dei centri storici e delle periferie, contribuendo a peggiorare il volto urbano delle nostre città che, anche per questa ragione, sono diventate meno vivibili, meno sicure e più degradate». Per Zabeo, sarebbe necessario un imminente intervento pubblico almeno per calmierare il costo degli affitti, ridurre le tasse, soprattutto quelle locali, e facilitare l’accesso al credito. «Nonostante i prestiti erogati con il decreto liquidità - aggiunge -, sono ancora tantissime le imprese artigiane che non trovano ascolto presso le banche, con il pericolo che molte di queste finiscano nella rete tesa dagli usurai».

Le nuove regole europee sul credito provocheranno un altro credit crunch

La difficoltà di accedere al credito bancario da parte delle piccolissime aziende potrebbe addirittura peggiorare a partire dal 2021. «Dal prossimo 1° gennaio, le banche italiane applicheranno le nuove regole europee sulla definizione di default. Queste novità stabiliscono criteri e modalità più restrittive rispetto a quelli finora adottati - dice il segretario della CGIA Renato Mason -. Altresì, è previsto che le banche definiscano inadempiente colui che presenta un arretrato consecutivo da oltre 90 giorni, il cui importo risulti superiore sia ai 100 euro sia all’1 per cento del totale delle esposizioni verso il gruppo bancario». Se dovesse superare entrambe le soglie, scatterà la segnalazione presso la Centrale Rischi della Banca d’Italia che, automaticamente, bollinerà l’imprenditore come cattivo pagatore, impedendogli così di poter disporre per un determinato periodo di tempo dell’aiuto di qualsiasi istituto di credito. Una situazione che rischia di interessare tantissime partite Iva.

In tempo di Covid, tiene solo l’edilizia

Se torniamo ad osservare i dati relativi alla nati-mortalità delle imprese artigiane, il fortissimo calo registrato dal saldo relativo al primo trimestre (-10.902), è stato solo in parte recuperato nel secondo (+6.456): trend, comunque, che si verifica puntualmente quasi ogni anno, anche se va sottolineato che  la ripresa avvenuta nel secondo trimestre è in massima parte ascrivibile alle costruzioni. Questo comparto, infatti, ha registrato un saldo pari a +3.863 che incide per il 60 per cento circa sul dato nazionale del secondo trimestre. «In attesa di elementi che ci consentano di elaborare un’analisi più approfondita, a nostro avviso le ragioni di questo incremento sono riconducibili a due aspetti - spiegano dalla Cgia - il primo è legato all’apporto dato dai neoimprenditori di nazionalità straniera; il secondo dall’introduzione del superbonus del 110 per cento che, molto probabilmente, ha spinto molti dipendenti a mettersi in proprio».

Male in Nord e in Veneto

Nei primi 6 mesi dell’anno le regioni che hanno subito i saldi negativi più importanti sono state quelle del Nord: Lombardia (-1.244),  Emilia Romagna (-881), Veneto (-687) e Piemonte (-455). 

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