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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Capannone del Petrolchimico, con i sindacati il Comune farà una convenzione

Le sigle dei chimici Filctem Femca e Uiltec: «Questo è un fondamentale luogo di attività sindacale. Siamo contrari a qualsiasi altro uso». Per l'amministrazione quello che oggi è un luogo chiuso diverrà aperto, messo a norma e restituito alla città

Presto potrebbe arrivare una convenzione fra il Comune e i sindacati dei chimici veneziani per l'utilizzo del Capannone del Petrolchimico in via Bottenigo a Marghera, che sta per essere ceduto dalla società Eni, attuale proprietaria, all'amministrazione comunale. «Abbiamo più volte chiesto, prima della delibera, un incontro a Eni e al Comune per capire come si poteva sviluppare una condivisione degli spazi senza escludere una destinazione comunale, se ci lasciano la possibilità di usarlo come lo stiamo usando adesso. Ora sembra che il tavolo ci sarà a breve», commentano Davide Stoppa della Filctem Cgil, Giuseppe Callegaro della Femca Cisl e Cristian Tito di Uiltec Uil.

L'amministrazione lo ha confermato alle sigle, prevedendo l'incontro per i primi giorni di maggio. Ieri i chimici della Cgil, Cisl e Uil di Venezia hanno espresso la loro preoccupazione per la vendita del Capannone al Comune. «Oltre ad avere una valenza storica e culturale per il mondo del lavoro di Porto Marghera è un fondamentale luogo di attività sindacale. Per questo siamo fermamente contrari a qualsiasi altro uso», continuano le sigle.

«Sarà un tavolo in cui verranno decise le modalità di l'utilizzo di uno spazio che oggi è chiuso, diverrà aperto, messo a norma, e restituito alla città», fanno sapere dal Comune. Cgil rivendica la proprietà di tutti i quadri da decenni affissi sulle pareti del fabbricato, a raccontare la storia del lavoro e delle battaglie sindacali di Porto Marghera. «Non li lasceremo qui se la vocazione di questo posto non resterà legata al mondo del lavoro - afferma Stoppa (Cgil) - Qui dentro ci sono state lotte per la salute e la sicurezza, è cultura sindacale che non deve essere persa». Una storia, dicono dall'amministrazione, «che sarà condivisa per diventare pubblica e patrimonio della città».

L'impegno economico iniziale del Comune è di 300 mila euro a garanzia della necessaria ristrutturazione. «Bene l'incontro con il Comune, per farci mettere nero su bianco che quando abbiamo bisogno di usare il Capannone ci verrà concesso, attraverso un'autorizzazione come facciamo adesso con Eni», commenta Callegaro. L'area del Capannone è uno spazio che prima comprendeva gli oltre 100 ettari che Eni ha ceduto a Comune e Regione, ma che poi è rimasto nella disponibilità del Comune e nel frattempo Eni ne aveva già venduta una parte. 

«Se il Comune vuole fare attività sue abbiamo il problema che ci dicano di no perché stanno facendo qualcosa altro, magari un'esposizione o una mostra. Ma questo è un luogo storico, va sistemato e lasciato così perché ha una sua ragione storica - continuano Tito - Qui c'è una cultura sindacale che non deve essere persa». «Sono passati ministri, segretari nazionali, e ci sono state lotte per la salute e la sicurezza. Questa è una chiesa che non va sconsacrata», conclude Stoppa.

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