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Case abbandonate in via Sansovino. «Le compri il Comune». De Martin: «Ipotesi non praticabile»

L'opposizione ne vorrebbe il recupero come alloggi Erp o in social housing. Per il Comune, «si continuano a promuovere lo sviluppo di aree come queste creando situazioni per progetti con i privati»

Le 89 case dei 3 fabbricati tra via Sansovino e viale San Marco versano in stato di abbandono e degrado ormai da una decina d'anni. A seguito dei lavori iniziati nel 2008, e poi interrotti nel 2012 e nel 2015, oggi l'area che comprende anche l'edificio di valore storico denominato “Cellina”, in pessimo stato di conservazione, è spesso oggetto di segnalazioni per la presenza di sbandati, per lo spaccio e la delinquenza. Lo dice anche il Comune. «Ripetuti sono stati gli interventi della polizia locale, all'interno del programma Oculus, volti a evitare che gli immobili vengano occupati abusivamente».

L'opposizione unita, con un'interrogazione, chiede al Comune di acquistare le abitazioni. «Può partecipare in prima persona, oppure tramite una società controllata, alla procedura fallimentare per acquisire almeno uno dei tre fabbricati abitativi al grezzo, a un prezzo assolutamente inferiore ai valori di mercato - si legge - Una quota parte degli appartamenti può essere utilizzata come edilizia residenziale pubblica, un'altra può essere per la realizzazione di alloggi in social housing».

«Il caso è simile a quello dell’ex ospedale Umberto I - replica l'assessore all'Urbanistica Massimiliano De Martin - All'amministrazione veniva chiesto di acquisire l’area e gli immobili esistenti. Stessa domanda, stessa risposta. L’ipotesi di acquisizione del compendio, o parte di esso da parte del Comune, non è praticabile. A decorrere dal primo gennaio 2014, al fine di arrivare a risparmi di spesa ulteriori rispetto a quelli previsti dal patto di stabilità, gli enti territoriali effettuano operazioni di acquisto di immobili solo se sono comprovate l’indispensabilità e l’indilazionabilità». «Si acquisti almeno, a titolo gratuito o per un valore equo, la palazzina Cellina sia al fine di una immediata messa in sicurezza, sia per definire assieme alla Municipalità un percorso recupero e il riutilizzo di un edificio che rappresenta la storia dei primi insediamenti industriali di Mestre sulle rive del Canal Salso», incalzano i gruppi di minoranza (Verde Progressista, Pd, M5S, Tutta la città insieme, Terra e Acqua).

Per De Martin, «in coerenza con la politica già assunta nella precedente consiliatura, si continuano a promuovere lo sviluppo e il recupero di aree come queste creando situazioni perché si possano sviluppare progetti con soggetti privati, come nel caso della Torre Magellano. Una politica attrattiva della città dove l’economia privata non è in contrapposizione a quella pubblica, anzi».

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